Lo studio - realizzato da Nomisma per Assogenerici nel 2015 - conferma come il farmaco generico abbia rappresentato un elemento fondamentale per il contenimento della spesa farmaceutica, pur  rappresentando all’epoca dell’indagine soltanto il 30% circa delle vendite complessive di farmaci a brevetto scaduto.

Dall’analisi emerge che, rimuovendo gli ostacoli che ancora ne impediscono   sviluppo, il farmaco generico potrebbe rappresentare una risorsa fondamentale anche per il singolo cittadino.

Se tutti i farmaci che gli italiani acquistano direttamente (OTC, SOP e farmaci di fascia C soggetti a prescrizione, inclusa la fascia A dove il cittadino paga il differenziale di prezzo con il farmaco di marca) fossero generici - sottolinea infatti l’analisi -  il risparmio che i cittadini otterrebbero arriverebbero di 1,4 miliardi di euro ogni anno. Questo risparmio privato andrebbe ad alimentare, secondo una propensione media al consumo calcolata dalla Banca d’Italia, un incremento dei consumi in altri settori dell’economia che, nell’ipotesi massima, sarebbe di circa 700 milioni di euro.

Inoltre, una politica che rimuovesse gli ostacoli che ancora frenano il settore del farmaco equivalente potrebbe determinare un aumento del turnover industriale nazionale fino a 540 milioni di euro circa, con un aumento dell’occupazione fino a quasi 20mila addetti aggiuntivi tra settore produttivo e indotto. E questo soltanto sulla base delle scadenze brevettuali attese entro il 2020, che interessano farmaci che oggi generano un fatturato di 2,1 miliardi di euro.

Lo studio dimostra in sostanza che la rimozione degli ostacoli che ancora oggi incontrano le industrie europee del generico - ad esempio consentendo  la produzione per l’esportazione anche nel periodo di vigenza del brevetto verso Paesi dove il brevetto è già scaduto  - potrebbe favorire lo sviluppo dell’apparato produttivo nazionale e l’aumento dell’occupazione, migliorando anche la performance dell’economia nazionale.