Nel 2016 le sette molecole biosimilari in commercio sul mercato italiano - Epoetine, Filgrastim, Somatropina, Follicolina alfa, Infliximab, Insulina Glargine, Etanercept - hanno assorbito il 13% dei consumi nazionali contro l’87% detenuto dai corrispondenti originator.
Il sorpasso nelle vendite di biosimilare rispetto al biologico originatore è stato registrato finora per due sole molecole, entrambe entrate sul mercato nel 2009 . A realizzare il maggior grado di penetrazione sul mercato è stato il Filgrastim, i cui 5 biosimilari in commercio hanno assorbito il 90,51% a volumi e l’89,84% a valori del mercato della molecola. Ad assicurarsi la seconda miglior performance sono state invece le Epoetine, che hanno assorbito il 59,94 a volumi e il 51,44% a valori.
Decisamente più distanziata la performance della Somatropina biosimilare, commercializzata dal 2007, che raccoglie solo il 19,37% del mercato a volumi e del 17,25 a valori, a fronte del 93,46% detenuto da 6 altri prodotti originatori.
Ancora in via d’assestamento, infine, la penetrazione sul mercato dei biosimilari di più recente registrazione, tra cui spicca però la performance dell’Infliximab: lanciato nel febbraio 2015 e titolare nel 2016 - con due biosimilari in commercio - del 38,40% del mercato a volumi (34,26% a valori). Di rilievo anche i risultati dell’Insulina Glargine, con il primo biosimilare in commercio da febbraio 2016 e titolare alla fine dello stesso anno del 7,53% dei volumi (5,57% a valori).
Ampiamente diversificato il quadro dei consumi a livello regionale valutato sull’insieme delle quattro molecole in commercio da almeno 3 anni (Epoetine, Filgrastim, Somatropina, Infliximab): in testa ai consumi di biosimilari Valle d’Aosta e Piemonte, entrambe con quote di consumo di biosimilari superiore all’80 per cento. Seguono il Trentino Alto Adige (69,24%), la Toscana (62,53%) e l’Emilia Romagna (61,89%). Di poco distanziato il Veneto (58,14%) che supera di po la prima Regione del Sud in classifica, la Sicilia, dove si registra una quota di mercato dei biosimilari pari al 53,76 per cento. Segue la Basilicata (53,64%) e la Campania (50,69%). Ultima in classifica la Calabria dove il consumo delle quattro molecole biosimilari si ferma al 10,55 per cento.
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