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Nello studio annuale presentato oggi in un evento in streaming il bilancio dell’emergenza Covid e le prospettive dello scenario competitivo per il prossimo decennio

Hanno nomi impossibili - rocuronio, cisatracurio, midazolam, propofol – e una sorte in comune: a marzo 2020 hanno registrato un aumento della domanda tra il 128% e il 782% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Farmaci e principi attivi “dimenticati”, per lo più iniettivi, funzionali alle prestazioni erogate nelle terapie intensive, sono venuti improvvisamente alla ribalta dei fabbisogni farmaceutici regionali mettendo a dura prova la capacità di risposta delle imprese degli equivalenti e accendendo i riflettori su un’esigenza vitale per il settore sanitario: mantenere in vita una “biodiversità di produzione” indispensabile alla sostenibilità del SSN, non solo in casi straordinari come quello della pandemia.

Il focus sugli effetti dell’emergenza sanitaria sul comparto e le indicazioni di policy che ne derivano sono il cuore dell’edizione 2020 dell’Osservatorio Nomisma sui farmaci generici, realizzato dalla Società di studi economici Nomisma per Egualia (già Assogenerici), presentato oggi in un evento streaming con la partecipazione di Mario Fiorentino, direttore generale per la politica industriale, l’innovazione e le PMI del ministero dello Sviluppo Economico, Nicola Magrini, direttore generale dell’AIFA, Antonio Parenti, capo della rappresentanza italiana della Commissione Ue e Angela Ianaro, membro delle Commissioni parlamentari Affari Sociali e Politiche dell'UE e Presidente Intergruppo Parlamentare Scienza e Salute della Camera dei Deputati.

Sotto la lente - in una survey che ha coinvolto direttamente le imprese associate a Egualia - le strategie utilizzate per gestire l’alto grado di complessità e l’urgenza produttiva registrata tra febbraio e aprile. Nella prima fase emergenziale, nel periodo di massima criticità, il 58% delle imprese ha visto aumentare la domanda di farmaci e di queste ben il 93% è riuscita a soddisfare completamente o parzialmente l’aumento della domanda; inoltre, il 58% del totale ha riorientato la produzione verso le categorie di prodotti a maggior rischio di carenza. Riguardo al grado di intensità con cui le aziende hanno messo in atto diverse strategie per incrementare la produzione il 71% ha indicato di aver fatto ricorso alle scorte di magazzino, il 57% di aver usufruito di deroghe emergenziali da parte delle autorità per velocizzare la disponibilità di prodotto sul mercato, il 57% di aver aumentato i turni di lavoro e previsto straordinari per il personale, il 21% di aver impegnato nuovo personale per la produzione, il 50% di aver utilizzato la leva dell’importazione, e il 14%, infine, di aver acquistato nuovi macchinari.

La survey mette anche chiaramente in evidenza i colli di bottiglia che hanno aggiunto criticità al percorso: oltre il 57% delle imprese ha indicato di essere stata ostacolata dalla penuria o assenza di elementi necessari alla produzione; il 73% di aver avuto problemi ad approvvigionarsi di principi attivi; il 54% ha avuto la stessa difficoltà con gli intermedi di sintesi; il 43% ha lamentato interruzioni anomale della supply chain. Le attese degli operatori per l’immediato futuro si concentrano sul rendere la catena di approvvigionamento più sicura e meno soggetta a fluttuazioni (96%) cui si aggiunge il desiderio di moltiplicare il numero delle fonti di approvvigionamento lungo ogni fase produttiva diversificando il rischio (88%).

Rispetto ai farmaci di vecchia generazione, per il 38% delle aziende intervistate sarebbe necessaria una revisione dei criteri di prezzo per questi prodotti da parte degli ospedali. Altri – 27%- sono favorevoli all’introduzione di meccanismi per l’abbattimento dei costi di produzione (attraverso sgravi fiscali) e infine una parte ridotta indica la possibile soluzione nella destinazione di sovvenzioni statali per le imprese.

 «Non è un caso se le richieste delle aziende convergono su un limitato numero di correttivi ritenuti però indispensabili – ha spiegato Lucio Poma, capo economista di Nomisma - . La quasi totalità reclama catene di approvvigionamento più sicure e meno soggette a fluttuazioni, un numero di fonti di approvvigionamento adeguato lungo tutte le fasi produttive per diversificare il rischio, l’accorciamento della catena grazie all’incremento della produzione europea». «Si parla di pianificazione della sanità del futuro, ridisegnando un sistema di offerta su basi radicalmente nuove rispetto al passato - ha proseguito Poma – ma non è possibile ridefinire il sistema sanitario senza ridefinire anche il sistema di regole della produzione dei farmaci che lo sostengono». «La pandemia ha scombussolato le carte e anche le regole del gioco - ha concluso – e questa è un’occasione unica per abbracciare il cambiamento tecnologico di Industria 4.0 su cui si giocherà le sorti competitive di questo mercato nel prossimo decennio».

Cruciale il tema della “biodiversità produttiva” anche per il presidente di Egualia, Enrique Häusermann: «La crisi che stiamo ancora vivendo ha messo in luce tutti problemi legati alla globalizzazione della produzione farmaceutica - ha detto -. L’intera Europa si è scoperta ancora troppo dipendente, soprattutto nei momenti critici, da paesi extra-europei per l’approvvigionamento degli sostanze intermedie per sintetizzare i principi attivi e quindi produrre i farmaci. Oggi abbiamo la possibilità di investire in progetti strategici per il Paese, attraverso le risorse che arriveranno con il Recovery Fund: possiamo finalmente investire sul futuro».

Chiari gli obiettivi: «C’è da riflettere sul concetto di globalizzazione della produzione farmaceutica – ha concluso Häusermann - ma è necessario anche ripensare la struttura distributiva e individuare nuovi modelli di approvvigionamento pubblico dei farmaci perché non può e non potrà esserci sostenibilità del SSN senza garantire sostenibilità alle imprese che lo riforniscono dei prodotti essenziali alla prosecuzione delle sue attività».

In ospedale i farmaci generici rappresentano circa il 30% delle forniture a volumi e solo il 2,4% a valori, ma sia l’andamento della percentuale dei lotti non aggiudicati (23% del totale dei banditi nel 2019) che il tasso di partecipazione alle gare (ovvero il rapporto tra offerte presentate e lotti banditi, in diminuzione e fermo a 1,15) testimoniano la crescente difficoltà da parte delle aziende a trovare condizioni sufficienti per l’avvio della competizione.

Le gare al massimo ribasso hanno determinato la progressiva flessione della concorrenza: i numeri dicono che a rischiare di andare deserte sono soprattutto le gare per le forniture dei prodotti più datati che hanno subito una inarrestabile erosione dei prezzi e la cui produzione potrebbe finire con l’essere inibita da un insufficiente livello di remuneratività. Ma sono gli stessi farmaci che si sono confermati essenziali nella gestione della pratica clinica soprattutto nella crisi epidemiologica ancora in corso.

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Foto: Brett Sayles su Pexels

 

Osservatorio Nomisma sui farmaci generici 2020

Osservatorio Nomisma sui farmaci generici 2020 - Executive Summary

Presentazione Lucio POMA (Nomisma)

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