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I risultati dell’analisi curata da Graziano Onder (Iss) e Caterina Trevisan (UniFerrara) sul ruolo dei farmaci equivalenti nell’ambito della long-term care

 

 

 

«Ogni anziano spende in medicine una media di 660 euro l’anno. I farmaci a brevetto scaduto rappresentano il 70% della spesa farmaceutica, ma i farmaci equivalenti ne coprono solo il 20%, tra l’altro con ampie variazioni regionali: il costo medio per giornata di terapia al Nord costa quasi il 10% in meno che al Sud e ciò è associato anche al più alto consumo di farmaci equivalenti che si osserva nelle regioni del Settentrione. Questo gap si giustifica anche con la carenza di informazione in alcune aree del Paese, che tende a frenare scelte di risparmio, a parità di efficacia. Ma con il tema dei costi saremo sempre più costretti a fare i conti sia dalla prospettiva dei cittadini, soprattutto delle fasce di popolazione più deboli, sia di un Sistema-Paese che non può più tirarsi indietro dinanzi alla sfida di destinare risorse alla ricerca e all’innovazione».

Così il presidente di Italia Longeva (Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva del Ministero della Salute), Roberto Bernabei, sui contenuti dell’indagine sul “Processo di prescrizione dei farmaci equivalenti in Italia”, presentata in apertura della seconda giornata dei lavori della settima edizione degli “Stati Generali dell’assistenza a lungo termine - Long-Term Care”, l’appuntamento annuale che riunisce gli attori che, ai vari livelli, si occupano di programmare e gestire l’assistenza agli anziani, nell’ambito del quale un focus è stato dedicato proprio al ruolo dei farmaci equivalenti nell’ambito della long-term care.

Il rapporto – curato da Graziano Onder (Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma; ISS) e Caterina Trevisan (Università degli Studi di Ferrara), fa il punto sull’impiego dei farmaci equivalenti in Italia, cercando di valorizzare le ricette migliori che hanno contribuito ad ampliarne l’utilizzo nelle Regioni più virtuose.

I dati illustrati dalla Trevisan – raccolti con il coinvolgimento dei referenti per l’area farmaceutica di sei Regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, e Sicilia) e di un’Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL Ferrara) – evidenziano tra l’altro una multimorbidità over-65 più marcata a sud; l’esistenza di delibere ad hoc solo in alcune realtà e per specifici farmaci (es. riferiti alle patologie rare); un maggior carico assistenziale per i medici al nord e viceversa un più alto numero di abitanti per farmacia al sud. E ancora: eventi di formazione con frequenza e modalità variabile nei territori, con iniziative di educazione all’uso di equivalenti realizzate soprattutto a livello locale. Più o meno diffuso ovunque il monitoraggio mensile delle prescrizioni mentre risultano rari o assenti il monitoraggio delle ricette spedite in farmacia e quello sull’appropriatezza d’uso delle clausole di non sostituibilità. Assenti, infine, le indagini qualitative sulle preferenze dei pazienti.

«Nuovi piani di intervento - suggerisce l’indagine - potrebbero riguardare proprio il monitoraggio dell’appropriatezza delle clausole di non sostituibilità e il relativo confronto con i medici prescrittori nonché l’implementazione di piani formativi dedicati ai farmacisti e un più stretto monitoraggio delle ricette erogate dalle farmacie del territorio». In aggiunta alle azioni di promozione dell’uso del farmaco equivalente ai pazienti (e ai loro caregiver) - sottolinea lo studio - potrebbe essere rilevante «effettuare indagini qualitative sulle preferenze degli utenti rispetto al consumo dell’equivalente, analizzando i fattori associati ad eventuali preconcetti, al fine di pianificare interventi specifici e personalizzati», mentre un approfondimento sulle nuove modalità di erogazione dei farmaci, come quella a domicilio «potrebbe permettere la pianificazione di attività che favoriscano l’approvvigionamento e il consumo di farmaci equivalenti per il paziente con patologie croniche, con un impatto positivo anche sull’aderenza terapeutica».

Da Aifa a conferma della non brillante performance a livello nazionale. «L’80% della spesa convenzionata è per farmaci a brevetto scaduto, ma la quota assorbita dai generici-equivalenti è bassissima: a livello europeo l’Italia è terz’ultima per consumo di generici-equivalenti che in Germania assorbono oltre l’80% del mercato» ha detto  Aurora Di Filippo (ufficio monitoraggio spesa e rapporti dell’Agenzia italiana del farmaco), che definisce “inutile” il differenziale di prezzo versato dai cittadini. «Le Regioni a reddito pro capite più basso - ha sottolineato - sono anche quelle più disposte a pagare la compartecipazione (in media 2-3 euro a confezione; i livelli più alti in Campania, Calabria e Sicilia)». Il problema è soprattutto di tipo culturale: «Non ci sono propensioni diverse tra giovani e anziani; tra pazienti cronici e occasionali: il problema riguarda tutta la popolazione», ha proseguito, augurandosi che la nuova remunerazione aggiuntiva introdotta per decreto nell’agosto 2021 per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario prevedendo una quota premiale per i generici possa avere i suoi effetti. Nel I semestre 2022 sembrerebbe aver determinato «una crescita del 4%».

«Guardare con attenzione a tutto quanto può aiutarci a migliorare e razionalizzare la spesa» il suggerimento di Achille Iachino (DG farmaci e dispositivi medici della Salute), convinto che una sfida importante sia rappresentata dalla «capacità di misurare il valore dei prodotti». «Le Regioni dove equivalente è più utilizzato sono anche quelle che acquistano i dispositivi in modo più appropriato - ha detto -. Sarebbe interessante verificare quanti eventi ECM riguardano l’equivalente». Anche secondo Iachino, dunque, la sfida è di tipo culturale: «Il sistema normativo è completo; la popolazione sa cos’è equivalente. Non immaginiamo che gli interventi amministrativi possano risolvere problema. Serve una governance dell’equivalente, è migliorabile il tema delle campagne informative., ma la cosa più utile è una attività di sensibilizzazione operatori, specie per quelli a contatto con pazienti che dovranno assumere farmaci per tutta la vita. È necessario comunque migliorare la consapevolezza soggetto perché possa scegliere con cognizione di causa».

Due le testimonianze di Regioni da questo punto di vista “virtuose”. Prima il Piemonte, dove già dal 2008 si è investito molto sull’uso dell’equivalente per liberare risorse a vantaggio del Ssn: «Abbiamo sfruttato l’opportunità offerta da farmaci con rapporto costo-beneficio ben definito, riscuotendo almeno all’inizio grande diffidenza da parte di medici e utenti, cui abbiamo replicato con una attività di formazione erogata dalle aziende sanitarie ai medici prescrittori e con informazioni indirizzate ai pazienti, specie anziani», ha spiegato Laura Poggi, responsabile del servizio farmaceutico regionale. «Ad aiutarci sono state anche le gare regionali spesso aggiudicate a medicinali unbranded: il paziente in questo caso riceve il primo ciclo di terapia con il nome di un principio attivo. Inoltre le Asl tengono sempre monitorata la quota di prescrizioni di farmaci a brevetto scaduto che utilizzano la clausola di non sostituibilità: medici che si discostano da media vengono richiamati e vengono chieste motivazioni. Questo - ha concluso - è un buon sistema per far riflettere il prescrittore».

Monitoraggio e formazione sono l’armamentario principale utilizzato anche dalla Regione Campania: «Effettuiamo un monitoraggio costante sulla spesa farmaceutica è abbiamo avviato importanti iniziative di formazione soprattutto sul cittadino che ne ha anche vantaggio economico - ha riferito Ugo Trama, responsabile del servizio farmaceutico regionale - . Purtroppo il sud è ancora sotto media nazionale per uso i farmaci equivalenti. Servono gli incontri periodici con medici e farmacisti, ma forse oggi la vera criticità è anche la poca differenza pagata che porta ad un mancato utilizzo dei farmaci equivalenti. Altro tema depistante sono le politerapie, ovvero i pazienti con più cronicità, che assumono molti farmaci. Tutti temi che stiamo cercando di affrontare a livello regionale sia con Federfarma che nell'ambito dell'accordo integrativo con i MMG».  

Tema in primo piano per Cittadinanzattiva, da anni impegnata dal 2015 nella la campagna informativa nazionale “IoEquivalgo”: «Il tema degli equivalenti impatta sull'accesso alle cure – ha spiegato il segretario generale, Annalisa Mandorinoper questo ci siamo concentrati sull’aspetto educativo e abbiamo ritenuto particolarmente importante il lavoro fatto con i giovani, per prepararli ad un futuro di maggiore alfabetizzazione sanitaria e di influencer in ambito familiare. Il mancato uso degli equivalenti rischia di ampliare le disuguaglianze proprio tra i più fragili».

«Riaccendere un faro sulla popolazione più interessata da uso farmaci» è l’urgenza segnalata anche da Michele Uda, direttore generale di Egualia. «I numeri sono gli stessi da quindici anni - ha detto -. La dicotomia nord-sud anche. Nell’Ue il 70% dei farmaci dispensati sono equivalenti: una categoria di prodotti disponibile nell’85% delle aree terapeutiche. Il problema, va detto brutalmente, è che lo Stato spende la stessa cifra sia quando paga il brand che quando paga l’equivalente: la differenza ce la mette il cittadino. Intanto equivalenti e biosimilari hanno mantenuto la promessa di ridurre la spesa garantendo maggiore accesso alle cure. Grazie agli equivalenti lo Stato spende 6 miliardi in meno ogni anno. Parallelamente i pazienti spendono 1 miliardo di tasca propria per pagare il differenziale di prezzo». «Sono d’accordo con chi sostiene che non è un problema di norme: serve cultura e controllo sugli effetti determinati dalle regole. La campagna “IoEquivalgo” di Cittadinanzattiva è importantissima, soprattutto nel deserto di attività da parte delle istituzioni centrali. Infine - ha concluso - sarebbe utile analizzare tutto il percorso ad esempio verificando i software utilizzati dai medici per la prescrizione e i contenuti della formazione indirizzata ai giovani medici e farmacisti su queste tematiche».

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Foto: Cottonbro su Pexels