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Dal prossimo anno scolastico per accedere al nido e alle scuole d’infanzia i bimbi triestini dovranno  essere obbligatoriamente sottoposti a vaccinazione antidifterica, antitetanica, antipoliomielitica e antiepatite virale B. Il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata da due famiglie triestine contro la sentenza del Tar Friuli Venezia Giulia che aveva giudicato valida la delibera del Comune di Trieste sull’obbligo di vaccinazione per l’accesso ai servizi educativi da zero a 6 anni. Delibera nata sull’onda della constatazione che Trieste registra per tutte e quattro le vaccinazioni percentuali di adesione ben al di sotto della soglia del 95% identificata come capace di garantire l’immunità di gregge.

 

Il Consiglio di Stato Consiglio di Stato ritenuto  l’ obbligo di vaccinazione coerente con il sistema normativo generale in materia sanitaria e con le esigenze di profilassi imposte dai cambiamenti in atto e non ha rilevato conflitti i principi di precauzione né con quello di proporzionalità, riconoscendo - come già in precedenza il Tar – che la tutela della salute in età prescolare prevale sulle responsabilità genitoriali.

 

Il caso di Trieste, destinato a fare giurisprudenza, è il segnale di una importante inversione di tendenza dopo i reiterati allarmi legati al calo delle vaccinazioni sotto la soglia minima raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità, e cioè del 95% della popolazione.

 

Il dibattito sul ripristino dell’obbligo  vaccinale scolastico - cancellato nel 1999, dopo oltre trent’anni di onorato servizio - era stato riaperto a inizio anno nel corso di un incontro tra il ministro della Salute e gli assessori regionali alla sanità a inizio anno, all’indomani del  via libera della Stato-Regioni  al Piano nazionale vaccini 2017-2019, quando la Lorenzin sie era riservata di portare la questione all'attenzione del Governo.  Nel frattempo sia l’Emilia Romagna che la Toscana hanno adottato leggi che reintroducono l’obbligo in ambito regionale. E anche il Consiglio regionale lombardo – nonostante la contrarietà all’obbligo  espresso a suo tempo dell'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha finito con l’approvare una mozione in materia.