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Non chiamateli “medicinali” ma “preparati”. E non basta dire che non hanno “indicazioni terapeutiche approvate”, ma bisogna specificare anche che si tratta di prodotti di “efficacia non convalidata scientificamente”. Ad avanzare la richiesta della massima trasparenza informativa nelle etichette dei prodotti omeopatici è il Comitato nazionale di bioetica (Cnb), che oggi ha pubblicato sul sito della Preidenza del Consiglio la  “Dichiarazione sull’etichettatura dei preparati omeopatici e  sulla trasparenza dell’informazione”.  

Secondo le norme vigenti - spiega il Cnb - i  preparati omeopatici in commercio in Italia non recano specifiche indicazioni terapeutiche sull’etichetta, né tra le  informazioni di qualunque genere riferite ai singoli  preparati: alla dicitura “medicinale omeopatico” si accompagna soltanto la specifica “senza indicazioni terapeutiche approvate”. Un po’ poco, dice il Cnb, per onorare l’esigenza di “assicurare  la necessaria trasparenza informativa e il rigore che sono un  pre-requisito essenziale per la commercializzazione di qualsiasi  farmaco".

La richiesta degli esperti – anche in vista  della necessità di rinnovare l'AIC di tutti i medicinali omeopatici entro il 30 giugno 2017, come previsto dalla Legge di Stabilità 2015 – è  dunque quella di parlare, sia nell’etichettatura che nel foglio illustrativo, di “preparati” e non di “medicinali”, specificando l’assenza di convalide scientifiche, nonché di  prevedere che la denominazione scientifica del ceppo o dei ceppi omeopatici sia accompagnata dalla traduzione italiana per rendere il tutto più chiaro e senza equivoci.