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Prezzi di riferimento, payback, appalti al minor prezzo e a fornitore unico: sono questi i tre grandi mali che affliggono il mercato europeo dei farmaci generici. L’analisi è di Medicine for Europe, che ha appena pubblicato la review delle politiche adottate nei 28 Paesi Ue.

 

   

Nel Policy Statement che accompagna l’analisi del Market Review – European Generic Medicine Markets 2023 le principali sfide e raccomandazioni su come migliorare le misure adottate per garantire l’accesso ai medicinali in tutta Europa: «Il mercato farmaceutico in Europa è altamente regolamentato - sottolinea il documento -. I Governi adottano combinazioni diverse per il controllo dei prezzi e per i generici questo si traduce in un mix di sconti obbligatori su prezzo del prodotto originatore, prezzi di riferimento, prezzi massimi limitati o prezzi negoziati con le autorità che oggi stanno determinando gravi problemi di sostenibilità».

Prezzo di riferimento esterno (ERP). È questa, secondo l’analisi di Medicines for Europe, la seconda politica più utilizzata di intervent,o nonostante un impatto deleterio su sostenibilità, disponibilità e fornitura.

Nonostante le raccomandazioni di EURIPID 1 , (European Pharmaceutical Pricing Database, il sistema che fornisce ai vari Paesi i dati su prezzi dei medicinali) di non applicare questa politica ai medicinali multisource non coperti da brevetto, il 60% dei Paesi intervistati applica i prezzi di riferimento esterni ai medicinali generici, mettendo a rischio concorrenza e sostenibilità del mercato, mentre l’obiettivo principale dell’ERP sarebbe quello di è mantenere i farmaci accessibili per tutti i pazienti.

I farmaci generici operano già in un ambiente altamente competitivo e l’applicazione dell’ERP porta a una doppia riduzione del prezzo per prodotti il cui listino è condizionato dal prezzo dell’originator: si applica il prezzo di riferimento prima al prodotto originator, scaduto di brevetto, poi al generico a prezzo già ridotto. Così facendo accade che i prezzi dei farmaci generici scendono al di sotto di quanto è commercialmente sostenibile, con conseguente ritiro dei medicinali dal mercato da parte delle aziende farmaceutiche. Questo meccanismo è stato confermato nello studio della Commissione Ue sul sulla carenza di medicinali (Study on medicine shortages) in cui si afferma che il 90% dei ritiri sono legati alla scarsa attrattività commerciale. Dei prodotti ritirati, infatti, quasi il 78% ha vendite inferiori a 30mila, laddove Technopolis stima in almeno 180 mila euro l’anno il volume di vendita indispensabile per il mantenimento di u prodotto generico sul mercato dell’UE.

Una situazione di questo tipo è deleteria sia per le aziende che per la qualità dell’assistenza sanitaria: i prezzi artificialmente bassi rischiano di mettere a rischio la sicurezza e la continuità dell’offerta, ostacolando gli obiettivi di accessibilità ai farmaci dei sistemi sanitari in Europa che andrebbero invece promossi attraverso politiche competitive e dinamiche, garantendo misure equilibrate di controllo dei prezzi, incentivando l’uso dei farmaci generici.

Clawback/ Payback. La restituzione di somme già ottenute per la fornitura di un bene è la misura più comunemente utilizzata per il contenimento della spesa farmaceutica in Europa, indipendentemente dal suo impatto negativo sul mercato: meccanismi di questo genere sono presenti nel 50% dei Paesi presi in esame dove il basso prezzo di vendita dei generici serve a compensare il costo assai più rilevante dei farmaci sotto brevetto. In Romania, questa politica iniqua ha portato al ritiro di migliaia di farmaci generici dal mercato. Quello che ne deriva sono i prezzi insostenibili, il consolidamento del mercato, il rischio di carenza di medicinali e, in ultima analisi, il mancato accesso dei pazienti a farmaci essenziali ed economici.

Appalti. La stragrande maggioranza degli appalti riguarda le forniture ospedaliere (l’85% dei Paesi in esame ha gare in essere), sono a vincitore unico e basati sul criterio del prezzo più basso, non in linea con le buone prassi dell’UE. Dall’analisi emerge che solo il 35% dei Paesi Ue ammette più di un vincitore per gara e meno del 30% prevede criteri aggiuntivi oltre al prezzo nell’attribuzione delle offerte. Anche questo dato è in linea con i risultati dell’ultimo studio della Commissione Ue sugli appalti da cui emerge che i committenti si concentrano principalmente sulla minimizzazione dei costi incoraggia gli offerenti a proporre il prezzo più basso possibile senza promuovere misure virtuose in tema di sicurezza dell’approvvigionamento o tutela ambientale. La conseguenza di queste misure è l'eccessiva dipendenza da un unico produttore e l’aumento del rischio di carenze, aggravato dall'aumento dell’inflazione in tutta Europa e dall’aumento dei costi di produzione, che sta portando al consolidamento a tutti i livelli della filiera farmaceutica.

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Foto: Arina  Krasnikova-6653639 su Pexels