27 Novembre 2018 - «Prendiamo atto che il Governo sembra essersi finalmente orientato ad utilizzare il parametro delle quote di mercato delle singole imprese per la gestione del pay back, aprendo ad un meccanismo da tempo sollecitato che garantirebbe elementi di semplificazione e prevedibilità». È questo il giudizio positivo espresso al Sole 24 Ore Sanità anche da Assogenerici, l’associazione delle industrie produttrici di farmaci equivalenti e biosimilari, sul nuovo metodo per quote di mercato previsto a partire dal 2019, che la proposta del ministero della Salute dovrebbe affidare a un emendamento alla legge di bilancio .
Ma non mancano le criticità. «La riforma tratteggiata dal ministero - sottolinea il presidente Häusermann- sembra però celare possibili rischi a carico del comparto dei farmaci off patent, in particolare generici e biosimilari. Ad una prima lettura sembrano venute meno alcune delle principali clausole di salvaguardia che il legislatore ha fino ad oggi mantenuto in relazione alla partecipazione al ripiano da parte di questi ultimi sullo sfondamento dei farmaci innovativi e dei farmaci orfani».
Questo per Assogenerici è un elemento di «gravissima preoccupazione». «Se dette salvaguardie venissero effettivamente soppresse - continua il presidente di Assognerici - l’onere di ripiano a carico delle nostre aziende, che non contribuiscono in alcun modo all’extra spesa per questi farmaci, risulterebbe realmente insostenibile. Come Ministero e Governo sanno bene generici e biosimilari, per definizione, non contribuiscono a creare disavanzi, ma generano invece economie e concorrenza, assoggettarli quindi al pay back per lo sfondamento legato a innovativi e orfani significherebbe tradire il principio di equità che si afferma di voler applicare e difendere».
Dunque l'auspicio è che il ministero apra un confronto a stretto giro con le imprese: «L’argomento meriterebbe un confronto più approfondito in cerca di soluzioni adeguate e ci auguriamo che sia possibile ancora un dialogo aperto con il Ministero prima dell’adozione della norma in questione che – in assenza di modifiche – potrebbe rischiare di assestare un colpo gravissimo al nostro comparto industriale».
Sul pregresso la complessità del quadro è acclarata. «Per quanto riguarda la soluzione scelta - ribadisce Häusermann - non possiamo che ribadire che dal 2013 a oggi tutto il comparto farmaceutico è stato costretto a ricorrere alla giustizia amministrativa per far valere le proprie ragioni a fronte di una evidente carenza ed erroneità di dati e di procedure. Reiteriamo il concetto che nessun soggetto industriale è interessato a procrastinare il contenzioso e che siamo pronti a rispondere responsabilmente sul pay back pregresso, purché venga garantita certezza dei dati e correttezza del procedimento amministrativo».
E Assogenerici si mostra decisamente critica sulle possibili conseguenze , previste nella bozza di emendamento, rispetto al mancato pagamento delle somme dovute. «Ci sembra francamente - conclude il presidente di Assogenerici - che la clausola di salvaguardia consistente nel non investire parte delle risorse aggiuntive del Fsn sul farmaco in caso di mancata soluzione del pregresso nulla abbia a che vedere con certezza, correttezza ed equità.
Anche in questo caso ci saremmo attesi di poterci sedere ad un tavolo di confronto, anche serrato, e non trovarci, come sembra, di fronte ad un provvedimento che non risolve, ma potrebbe rischiare di acuire il pregresso e non solo».
Un tavolo di Confronto permanente tra la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e la Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCEO), con l’obiettivo di dialogare – ognuno per le proprie competenze - su alcune tematiche di interesse sanitario, anche attraverso l’istituzione di tavoli regionali con gli Ordini territoriali. È questo l’oggetto di un Protocollo di Intesa che, dopo la firma, apposta giovedì scorso, della Conferenza delle Regioni, è stata siglata oggi dal Comitato Centrale della Fnomceo riunito in seduta straordinaria monotematica.
In rappresentanza delle Regioni, parteciperanno al Tavolo il Coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Antonio Saitta, e il Presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità Sergio Venturi, per la Fnomceo il Presidente, Filippo Anelli, e il Segretario, Roberto Monaco.
Esprime soddisfazione per la firma del protocollo fra la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e la FnomCeo, Sergio Venturi, Assessore dell’Emilia-Romagna e Presidente del Comitato di Settore Regioni- Sanità. “Si tratta di uno strumento utile per instaurare un clima nuovo e per migliorare, rafforzandola, la collaborazione fra le istituzioni regionali e i medici – afferma –. È nostra intenzione proseguire su questa strada costruendo percorsi analoghi anche con le altre professioni sanitarie”.
“In questo momento particolarmente difficile per il servizio sanitario - aggiunge Venturi (che è anche coordinatore vicario della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni) - dobbiamo creare la massima sinergia possibile con i protagonisti della sanità pubblica”.
“Del resto il SSN si fonda sui suoi protagonisti, che sono in primo luogo i medici. Per questo la difesa comune del servizio pubblico è un impegno che le Regioni e Fnomceo intendono perseguire e che, con questo atto, vogliono rafforzare. E per questo - conclude Venturi - ogni passo utile, come il protocollo sottoscritto oggi, rappresenta un contributo importante per la tutela del diritto alla salute e per la difesa dell’universalità del SSN”.
“Si apre oggi una strada nuova - spiega il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Stiamo dando, attraverso questo Protocollo, attuazione alla Legge n. 3/2018, che ha reso gli Ordini enti sussidiari,intendendo per sussidiarietà il pieno svolgimento del ruolo previsto dalla Legge: la tutela del diritto alla Salute dei cittadini attraverso la garanzia del corretto esercizio della professione”.
“Per la prima volta si rende operativa e stabile la collaborazione tra enti esponenziali dei professionisti e Regioni – continua Anelli -. L’auspicio è che questa collaborazione porti a mettere a disposizione dei sistemi sanitari regionali le competenze presenti negli Ordini provinciali, con un ruolo sempre più forte per i tavoli regionali”.
Nove, sinora, gli argomenti al centro del Tavolo:
a) ruolo professionale del medico e dell’odontoiatra con riguardo alle competenze, l'indipendenza, l'autonomia e la responsabilità, la qualità tecnico-professionale, la valorizzazione della funzione sociale, la salvaguardia dei diritti umani e dei princìpi etici dell'esercizio professionale indicati nel codice deontologico, al fine di garantire la tutela della salute individuale e collettiva;
b) fabbisogni del personale medico e programmazione e sviluppo dei sistemi sanitari regionali;
c) promozione della legalità e della trasparenza a tutela dei cittadini e delle istituzioni;
d) verifica di ipotesi per regolamentare le modalità di apertura ed utilizzo degli studi medici ed odontoiatrici;
e) elaborazione di iniziative in ordine alla prevenzione del fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari;
f) rispetto delle prerogative correlate con lo svolgimento di ruoli, all’interno dei Sistemi Sanitari Regionali, delle Province autonome e delle Regioni (incarichi amministrativi di vertice, incarichi politici, partecipazione a Consigli di amministrazione, etc.), non correlati alla cura diretta di pazienti o all’esercizio professionale medico;
g) pianificazione di interventi per migliorare gli standard di sicurezza sul lavoro degli operatori sanitari;
h) definizione di modalità di condivisione delle tematiche del Tavolo con tutti gli Ordini professionali delle professioni sanitarie;
i) attività formative.
La Food and Drug Administration ha completato con esito positivo il capability assessment per Belgio, Danimarca, Finlandia, Lettonia: salgono così a 19 i Paesi rientranti a tutti gli effetti nell’accordo di mutuo riconoscimento siglato tra Commissione Europea, autorità nazionali competenti dei singoli Stati Membri, EMA e FDA nel “Transatlantic agreement” che sancisce il mutuo riconoscimento per le ispezioni GMP ai produttori di medicinali.
Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia, Regno Unito e Ungheria potranno grazie a questo accordo affidarsi alle reciproche ispezioni al fine di evitare duplicazioni. A tal fine, le informazioni (interi report ispettivi o parte di essi) sono continuamente condivise, comprese le ispezioni GMP recentemente effettuate e le informazioni derivanti dai siti produttivi in procinto di essere auditati.
Tra i vantaggi garantiti dal mmuto riconoscimento fiugurano anche l'ottimizzazione delle risorse (ispettori), con l’obiettivo di focalizzarsi su siti a più alto rischio; la possibilità di garantire ai pazienti la qualità, la sicurezza e l'efficacia di tutti i prodotti medicinali, a prescindere dai sito nei quali essi siano fabbricati; il miglioramento delle attività volte ad identificare e affrontare potenziali criticità nei siti produttivi, prima che diventino un rischio per la salute pubblica; lo snellimento delle attività amministrative e degli gli oneri finanziari a carico dei siti produttivi (comprese le piccole-medie imprese) derivanti da ispezioni duplicate.
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Indagini diagnostiche e screening per l’individuazione di fattori di rischio; attivazione di servizi (CUP, telemedicina); esami strumentali per il monitoraggio delle patologie; supporto ai pazienti per una più efficace aderenza terapeutica nelle patologie croniche (diabete, BPCO, malattie cardiovascolari, etc.); presenza nelle farmacie di ulteriori professionisti (infermiere, psicologo, nutrizionista, etc.) e coinvolgimento in campagne informative per l’educazione alla salute: sono solo alcuni degli oltre cinquanta indicatori presi in esame dall’indagine avviata da Cittadinanzattiva con le farmacie Federfarma aderenti all’iniziativa.
L’indagine rientra nel Progetto “Rapporto annuale sulla farmacia, presidio del Servizio sanitario nazionale”, promosso da Cittadinanzattiva in partnership con Federfarma e il supporto non condizionato di Teva. L’obiettivo è quello di fornire una panoramica della situazione delle farmacie italiane e dei servizi offerti ai cittadini, con particolare riferimento ai bisogni dei malati cronici e con un approfondimento riguardante le aree interne, cioè le aree disagiate del territorio nelle quali la farmacia rappresenta spesso l’unico presidio sanitario a disposizione delle persone, in gran parte anziane, che vi risiedono.
“Il nostro obiettivo è quello di sostenere un percorso che incentivi la crescita dell’offerta dei servizi per i cittadini e garantisca equità di accesso”, dichiara Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva. “L’accesso è infatti una delle aree con maggiori difficoltà per le persone, e grazie proprio a questa collaborazione tra cittadini e farmacisti lavoreremo per il superamento delle disuguaglianze territoriali. Il punto di vista dei farmacisti sarà inoltre integrato da quello civico, e in particolare da quello delle associazioni delle persone affette da patologie croniche o rare”.
“Credo fortemente in questo progetto, perché la farmacia si sta impegnando per essere sempre più vicina ai cittadini. Per comprenderne le reali esigenze e dare risposte adeguate, l’indagine promossa da Cittadinanzattiva è sicuramente uno strumento prezioso” afferma Marco Cossolo, presidente Federfarma. “Oggi le farmacie offrono un’ampia gamma di servizi ai cittadini, ma a macchia di leopardo sul territorio. Inoltre i nuovi servizi richiedono notevoli investimenti per affrontare i quali la farmacia ha bisogno di sostenibilità economica. In quest’ottica si muove la sperimentazione finanziata dalla legge di Bilancio 2018. Un ulteriore segnale positivo dell’interesse delle Istituzioni per lo sviluppo della farmacia dei servizi è la recente costituzione presso il ministero della Salute di un gruppo di lavoro dedicato all’argomento”.
Dal punto di vista operativo, spiega Cittadinanzattiva, ciascuna delle due organizzazioni coinvolgerà le proprie reti di riferimento per raccogliere informazioni necessarie a rappresentare l’orientamento della farmacia a essere accessibile, accogliente, attenta alla singola persona, a essere fonte di informazione, a garantire sicurezza e standard di qualità dei servizi che eroga. Il Rapporto sarà così costruito secondo la metodologia consueta per Cittadinanzattiva dell'analisi civica con la finalità ultima di contribuire a qualificare il rapporto tra farmacia/ farmacista e cittadino, in un’ottica di reciproca fiducia, scambio e collaborazione.
Nello specifico, il progetto produrrà un Rapporto pubblico, per tre anni consecutivi (2018-2020), che miri a:
Pubblicata sul sito dell'AIFA la nuova composizione di Commissione Tecnico Scientifica e Comitato Prezzi e Rimborso, scadute entrambe a inizio agosto, integrate con i nomi dei designati da Ministero dalla Salute e Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il rinnovo fa seguito ad una fase di stallo protrattasi per almento tre mesi prima della naturale scadenza dei due organismi, a inizio agosto.
Come previsto dalla normativa, ciascun organismo è formato da dieci membri: uno designato dall’Economia, quattro dalla Conferenza Stato-Regioni, tre dalla Salute, di cui uno con funzione di presidente.
Requisito per i componenti non di diritto della Commissione consultiva tecnico-scientifica - rinnovabili una sola vaolta - la comprovata e documentata competenza tecnico-scientifica con almeno 5 anni nel settore della valutazione dei farmaci, mentre i membri del Comitato prezzi e rimborso sono scelti tra persone con esperienza quinquennale nel settore della metodologia di determinazione dei prezzi dei farmaci, di economia sanitaria e farmaco-economia, nonché di organizzazione sanitaria e di diritto sanitario. Sono invece membri di diritto di entrambe le commissioni, il direttore generale dell’Aifa e il presidente dell’Istituto superiore di Sanità.
Di seguito i componenti non di diritto della Commissione Consultiva Tecnico Scientifica:
• Dott.ssa Patrizia Popoli, designata dal Ministro della Salute, con funzioni di Presidente
• Dott. Paolo Schincariol, designato dal Ministro della Salute
• Dott. Armando Genazzani, designato dal Ministro della Salute
• Prof. Carlo Caltagirone, designato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze
• Dott. Antonio Giacomo Maria Addis, Regione Lazio, designato dalla Conferenza Stato-Regioni
• Dott.ssa Anna Maria Marata, Regione Emilia Romagna, designata dalla Conferenza Stato-Regioni
• Prof. Giovanbattista De Sarro, Regione Calabria, designato dalla Conferenza Stato-Regioni
• Dott.ssa Ida Fortino, Regione Lombardia, designata dalla Conferenza Stato-Regioni
Questi invece i componenti non di diritto per il Comitato Prezzi e Rimborso
• Dott.ssa Francesca Tosolini, designata dal Ministro della Salute, con funzioni di Presidente
• Dott. Paolo Stella, designato dal Ministro della Salute
• Dott.ssa Annalisa Campomori, designata dal Ministro della Salute
• Dott. Beniamino Colagrosso, designato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze
• Dott. Roberto Banfi, Regione Toscana, designato dalla Conferenza Stato-Regioni
• Dott.ssa Giovanna Scroccaro, Regione Veneto, designata dalla Conferenza Stato-Regioni
• Prof. Amelia Filippelli, Regione Campania, designata dalla Conferenza Stato-Regioni
• Dott. Loredano Giorni, Regione Piemonte, designato dalla Conferenza Stato-Regioni
Individuare possibili margini di miglioramento nell’applicazione dei programmi di accesso anticipato (EAPs) ai farmaci orfani (i farmaci destinati ai malati rari), al fine di consentire al paziente di ottenere le terapie in tempi più brevi. È questo l’obiettivo del primo Position Paper (http://www.osservatoriofarmaciorfani.it/pubblicazioni/position-paper-ossfor/) dell’Osservatorio Farmaci Orfani (OSSFOR) presentato oggi a Roma. La posizione ufficiale di OSSFOR è frutto del lavoro svolto con i rappresentanti di EMA (Agenzia Europea del Farmaco); AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco); Conferenza Stato – Regioni; Accademia Europea dei pazienti Eupati; Uniamo Federazione Italiana Malattie rare Onlus; Eurordis Rare Disease Europe e Farmindustria nel corso di tre tavoli tecnici annuali, secondo il modello di think tank anglosassone.
Gli Early Access Programmes (EAPs) consentono ai pazienti affetti da malattie rare, gravi e altamente invalidanti per cui non sono disponibili validi trattamenti terapeutici di accedere ad una terapia al di fuori della sperimentazione clinica e prima del lancio commerciale del farmaco stesso.
Il Position Paper OSSFOR analizza i programmi di accesso anticipato ai farmaci orfani e individua possibili soluzioni di miglioramento nell’applicazione della normativa esistente, con particolare riferimento alla legge n.648/1996 e alla legge n. 326/2003. Tre le proposte a breve termine figurano la creazione di un meccanismo agile di confronto tra AIFA e le aziende produttrici per la verifica della sussistenza dei presupposti per l’erogazione del farmaco stesso; l’istituzione di un registro delle autorizzazioni all’accesso al fondo AIFA, con l’inserimento sul sito di AIFA un elenco dei farmaci erogati tramite il fondo e delle relative patologie; il ripristino del rimborso diretto di AIFA alle aziende, senza passare per le regioni o per le ASL.
Nel medio periodo, per consentire il monitoraggio dei dati economici e clinici dei farmaci,il documento suggerisce la creazione di un registro di monitoraggio ad hoc mentre le criticità connesse all’importazione di un prodotto posso essere superate con indicazioni specifiche e linee guida su cui AIFA sarebbe già al lavoro.
Nel lungo periodo, il Position Paper di OSSFOR propone invece un intervento sul piano normativo, di modifica della Legge 648/96, per prevedere il coinvolgimento delle aziende in fase di richiesta di inserimento nella lista, la predisposizione di un fondo di riferimento aggiornato annualmente e la disciplina per i prodotti a cui viene negato il rimborso e la riduzione dell’incertezza sui tempi della negoziazione.
Far marciare assieme sostenibilità e solidarietà per allargare la platea di chi ha accesso alle cure, abbracciando anche chi rischia di restare ai margini del diritto alla salute sancito dalla Costituzione e spesso suo malgrado tradito dal SSN.
Questa la sfida lanciata da Enrique Häusermann, presidente Assogenerici, nella relazione all’Assemblea pubblica delle industrie dei farmaci generici e biosimilari svoltasi ieri all’Auditorium dell’Ara Pacis, a Roma.
“Sono troppi i cittadini, italiani e stranieri, che rinunciano alle cure o alle prestazioni mediche per problemi di reddito – ha detto Häusermann. – Con le nostre aziende siamo stati paladini della sostenibilità, consentendo al SSN di curare più persone a parità di risorse. Oggi è tempo di fare un gradino in più, aggiungendo alla sostenibilità la solidarietà. È per questo che nell’Assemblea pubblica di quest’anno abbiamo scelto di mettere assieme il tema della sostenibilità – declinato attraverso le nostre proposte sulla Governance farmaceutica – con il tema della solidarietà, espresso concretamente nel progetto delle “farmacie di strada”, che presentiamo in partnership con altri attori del sistema Salute”.
Una sfida che diventa slogan: “Il progresso vero – dice Hausermann – non lascia indietro nessuno”.
Neanche chi è talmente ai margini del sistema sociale da non essere incluso nei radar del Servizio sanitario pubblico. E’ su questi presupposti che sarà sperimentata per un anno, a Roma – a Tor Bella Monaca e al colonnato di San Pietro – la “farmacia di strada”, per la distribuzione di farmaci donati da privati e aziende. Un progetto che vede Assogenerici protagonista di una partnership con l’Istituto di Medicina solidale – Onlus attiva da 14 anni grazie all’attività di volontariato di un gruppo di medici universitari di Tor Vergata – il Banco farmaceutico, l’Ordine Nazionale dei Farmacisti (FOFI).
“L’obiettivo deve essere quello di limitare l’impatto di fattori socio–economici sullo stato di salute delle persone e sostenere il SSN, un modello unico, che troppo spesso diamo per scontato: in quest’ottica la scelta di equivalenti e biosimilari è una scelta etica”, ha proseguito Häusermann, fissando i paletti sul tema clou della Governance farmaceutica, oggetto di un Tavolo inaugurato al ministero della Salute dal quale dovrebbero scaturire anche proposte utili in vista della manovra.
Entro il 2023 andranno in scadenza di brevetto farmaci che determinano una spesa di 3,1 miliardi di euro l’anno; nel triennio 2018 – 2020, con l’arrivo dei farmaci equivalenti di diverse molecole in scadenza di brevetto, si raggiungeranno risparmi cumulati superiori a 800 milioni di euro. Mentre sul fronte dei biologici, tra il tra il 2018 e il 2022 perderanno la protezione brevettuale sette molecole (adalimumab, trastuzumab, bevacizumab, insulina lispro, ranibizumab, teriparatide, pegfilgrastim) che oggi vantano un mercato annuale di circa 1 miliardo di euro.
“La diminuzione della spesa farmaceutica documentata dai dati AIFA è stata ottenuta grazie al fatto che la maggior parte dei farmaci utilizzati ogni giorno a carico del SSN sono medicinali a brevetto scaduto. Ma per ottenere un mercato efficiente per questi prodotti servono scelte politiche adeguate, capaci di incoraggiare domanda e offerta: bisogna agire sia sui meccanismi della competizione – garantendo un rapido accesso al mercato – sia sulla comunicazione indirizzata a medici e pazienti”, ha sottolineato Häusermann elencando le nove richieste del comparto per il Tavolo della Governance.
1. compensazione trasversale tetti–fondi, mantenendo ogni avanzo nel capitolo della spesa farmaceutica;
2. revisione del pay back con criteri di equità e certezza (ripiani per quota di mercato impresa;
sfondamento innovativi e orfani a regole attuali);
3. reinvestire nella farmaceutica tutti i risparmi derivanti da equivalenti e biosimilari;
4. prevedere l’obbligo di riapertura della gara ospedaliera all’avvento del primo equivalente;
5. disegnare capitolati di gara che garantiscano prevedibilità e sostenibilità delle forniture
(anti–carenza);
6. rivedere il PHT, uniformando l’elenco dei farmaci in distribuzione diretta e per conto ed escludendo i farmaci fuori brevetto di normale utilizzo nell’assistenza territoriale;
7. eliminare il patent linkage;
8. semplificare le procedure autorizzative e negoziali dei farmaci equivalenti ;
9. sostenere l’adozione dell’SPC Waiwer, sia per l’export sia per lo stoccaggio, eliminando i paletti oggi previsti nella proposta della Commissione UE.
“Le nostre aziende vogliono continuare a svolgere il proprio ruolo di generatore di risorse svolto fino ad oggi. Perché ciò accada è necessario che il Tavolo per la riforma della governance farmaceutica insediato dalla Salute ascolti anche la voce del sistema produttivo, senza pregiudizi. Il nostro auspicio – ha concluso – è quello di poter avviare a quel Tavolo un aperto confronto su un Patto di stabilità pluriennale basato sull’individuazione e condivisione di politiche di acquisto pubblico sostenibili”.
E' in programma a Roma il 18 settembre, all'auditorium del Museo dell'Ara Pacis, l'Assemblea Pubblica Assogenerici: sarà l'occasione per fare un bilancio del settore e lanciare un progetto di solidarietà sociale con altri partner del pianeta salute. I lavori iniziano alle ore 11:00.
Via libera della Conferenza Stato-Regioni alla proposta di nomina, fatta dal Ministro Grillo, di Luca Li Bassi come nuovo Direttore Generale dell’AIFA, in sostituzione di Mario Melazzini.
Insieme al via libera per Luca Li Bassi, le Regioni hanno chiesto l’impegno del Governo di tener conto della proposta regionale per la nomina del Presidente dell’AIFA che a breve sarà comunicata dalla Conferenza.
È stato inoltre rivolto l’invito al Governo a completare in tempi rapidi la procedura di ricostituzione di CTS e CPR, già scadute.
Infine, la Conferenza ha evidenziato la necessità di procedere a una riforma complessiva della governance degli enti vigilati dal Ministero della Salute, ivi compresa l’AIFA.
Luca Li Bassi Nato a Milano, ha conseguito la laurea in medicina e chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano (1981-1987). Ha conseguito altresì un diploma post-laurea in Health Management, presso l’Università di Auckland (Nuova Zelanda) (1996-1997), e la laurea in Public Health presso l’Università di Otago (Nuova Zelanda) (1999-2001).
Ha 25 anni di esperienza in sanità pubblica e management sanitario. Ha ricoperto ruoli dirigenziali in Australasia, Europa e Africa, maturando esperienza sui seguenti temi: Finanziamento della sanità, programmazione strategica; Fornitura di servizi sanitari; Rafforzamento di sistemi sanitari, misurazione della performance e relativo miglioramento; Management del farmaco (policy, regolamentamenta zione, sussidi pubblici, gestione di appalti e forniture, impiego razionale dei farmaci); Economia sanitaria e farmaceutica; Interventi sulle dinamiche di mercato (volume, prezzo, effetto del mix); Regolamentazione del mercato, contrattazione e negoziazioni; Valutazione del rapporto costi -benefici e relativo miglioramento.
Tematiche su cui Li Bassi ha una specifica esperienza sono HIV, tubercolosi, malaria, salute materna e infantile, promozione sanitaria, consulenza nel management farmaceutico.
Dal novembre 2014 a oggi, è stato a capo della “Health System Strengthening Section” del PACT (Programme of Action for Cancer Therapy) dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA).
Da giugno 2013 a ottobre 2014 è stato consulente indipendente in salute pubblica per:
• Elizabeth Glaser Pediatric AIDS Foundation dove si è occupato di HIV;
• Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo internazionale (USAID) - Abt Associates dove ha lavorato per realizzare riforme eque della sanità in Albania
• Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), gestione di appalti e forniture (Ginevra);
• Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna (IFRC), dove si è occupato di HIV (Ginevra;
• WHO, Stop TB Partnership, dove si è occupato di appalti e infezioni da HIV TB (Ginevra);
• France expertise internationale (FEI), dove ha lavorato su ha lavorato su progetti per il rafforzamento dei sistemi di paesi francofoni africani, Cambogia, Laos, Vietnam (Parigi).
Da agosto a novembre 2012 ha analizzato il settore farmaceutico in Ucraina ed elaborato un piano di apparti e forniture per la TB per conto del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP).
Da gennaio 2005 a maggio 2013 è stato manager nel Pharmaceutical Managment Advisory Services Team del Fondo mondiale per la lotta all’HIV, Tubercolosi e Malaria2 (Ginevra). Nel Team è stato responsabile della spesa per i farmaci e presidi medici: la sua area di competenza era quella dell’accesso ai farmaci per HIV, tubercolosi e malaria nei paesi in via di sviluppo.
Dopo la Guida per gli operatori sanitari pubblicata nel 2017 Ema e Commissione Europea mettono a disposizione dui tutti un nuovo strumento per migliorare la comprensione dei biosimilari nell'UE. L'Agenzia regolatoria europea ha infatti pubblicato oggi un video animato, destinato ai pazienti, dove si affronta con linguaggio scientificamente corretto e accessibile l'argomento delle cure biologiche e il concetto di "similarità" con i biologici di riferimento già autorizzati.
Il video - reso disponibile in otto lingue europee - vede la luce in occasione della IV Conferenza multi-stakeholder sui medicinali biosimilari promossa dalla Commissione Ue a dall'EMA, in programma domani a Bruxelles con la partecipazione di autorità pubbliche, organizzazioni di pazienti, operatori sanitari e aziende farmaceutiche chiamate a condivideranno le migliori esperienze cliniche con le medicine biologiche, inclusi i biosimilari.
Tra i temi affrontati, le scelte politiche sull'introduzione dei biosimilari in oncologia, le pratiche di approvvigionamento sostenibile e il miglioramento della conoscenza dei biosimilari. Nel corso dei lavori è prevista anche a presentazione del rapporto 2018 sull'impatto della competizione biosimilare nell'UE curato da IQVIA.
Si conclude oggi la seconda edizione della “Summer School on… Metodologia dei Trial Clinici”, realizzata dalla Fondazione GIMBE nell’ambito del programma GIMBE4young (www.gimbe4young.it), con il sostegno non condizionante di Assogenerici. Obiettivo: preparare le nuove generazioni di ricercatori alle sfide che li attendono per migliorare qualità, etica, rilevanza e integrità della ricerca clinica.
«Nella gerarchia delle evidenze scientifiche – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – i trial clinici, in particolare quelli controllati e randomizzati, costituiscono lo standard di riferimento per valutare l’efficacia degli interventi sanitari. Tuttavia la loro qualità è spesso insoddisfacente, determinando inevitabilmente lo spreco di preziose risorse, oltre alla persistenza di numerose aree grigie».
La conferma giunge dalla comunità scientifica internazionale che, con la campagna Lancet REWARD (Reduce research Waste And Reward Diligence), punta a ridurre gli sprechi ed aumentare il value della ricerca biomedica: «Pazienti e professionisti – continua il presidente – vengono raramente coinvolti nella definizione delle priorità, per cui molti trial rispondono a quesiti di ricerca irrilevanti e/o misurano outcome di scarsa rilevanza clinica; senza contare il fatto che oltre la metà dei trial vengono pianificati senza alcun riferimento a evidenze già disponibili, generando inutili duplicazioni». Altri dati inquietanti giungono dagli studi più recenti: più del 50% dei trial pubblicati presentano rilevanti errori metodologici che ne invalidano i risultati; sino al 50% dei trial non vengono mai pubblicati e molti di quelli pubblicati tendono a sovrastimare i benefici e sottostimare i rischi degli interventi sanitari; oltre il 30% dei trial non riporta dettagliatamente le procedure con cui somministrare gli interventi studiati e spesso i risultati dello studio non vengono interpretati alla luce delle evidenze disponibili.
Enrique Häusermann - presidente di Assogenerici - sottolinea: «Per il secondo anno Assogenerici ha scelto di finanziare le borse di studio destinate a giovani medici e farmacisti per la partecipazione alla Summer Schoool GIMBE sulla metodologia dei trial clinici: riteniamo che questi corsi rappresentino, oltre ad una straordinaria opportunità di crescita personale per i giovani, anche un forte e prezioso aiuto per il Servizio Sanitario Nazionale che soffre di gravi problemi di sostenibilità».
«Le aziende di Assogenerici – prosegue Häusermann – non effettuano generalmente studi clinici di base sui farmaci innovativi ma avvertono la necessità di disporre in Italia di un gruppo di giovani esperti che possano dedicarsi ai trial clinici relativi alle bioequivalenze, studi che sono generalmente appannaggio di istituzioni estere. Per questo credo che la partnership con la Fondazione GIMBE serva a costruire anche una maggiore consapevolezza dei professionisti di domani sui temi della ricerca farmacologica, dell’acceso al farmaco e della corretta allocazione delle risorse”.».
Alla Summer School hanno partecipato 30 giovani studenti, medici e farmacisti selezionati con un bando nazionale fra più di 200 candidati, testimonianza indiretta del bisogno formativo sulla metodologia delle sperimentazioni cliniche.
«È per noi motivo di grande soddisfazione – conclude Cartabellotta – avere avuto la possibilità di trasferire a questi giovani le metodologie di pianificazione, conduzione, analisi e reporting dei trial clinici, e permettere loro di sviluppare 4 protocolli di studio: dalla identificazione dei gap di conoscenza, alla elaborazione del quesito di ricerca, alla definizione di tutti i requisiti elementi etici e metodologici richiesti dagli standard internazionali per i trial clinici».
Un tavolo di confronto urgente con le Regioni al ministero della Salute per contrastare una drammatica carenza di infermieri quotata in 50mila unità e capace di determinare un importante aumento della mortalità specie nelle Regioni più tartassate dai piani di rientro. A chiederlo è la FNOPI, Federazione nazionale delle professioni infermieristiche, il maggior Ordine italiano con suoi oltre 440mila iscritti, che ha chiesto ufficialmente un tavolo di confronto sulle carenze di personale infermieristico al ministro, per studiare come modificare la composizione del personale nel quadro di invarianza delle risorse.
Se ogni infermiere assistesse al massimo 6 pazienti - si legge in un comunicato della Federazione - sarebbero evitabili almeno 3.500 morti l’anno: secondo
studi pubblicati su riviste internazionali (JAMA e British Medical Journal) a un incremento del 10% di infermieri, corrisponde una diminuzione della mortalità del 7 per cento. In Italia invece ogni infermiere assiste invece in media 11 pazienti, nelle Regioni migliori scendono a 8-9, ma nelle regioni più tartassate dai piani di rientro salgono fino a 17-18 con un rischio di mortalità in più quindi che raggiunge in media il 30-35% circa.
Gli infermieri da sempre si prodigano per garantire la maggiore sicurezza possibile anche nelle attuali condizioni di carenza - prosegue la nota - ma la situazione è ormai intollerabile e richiede un intervento urgente a tutela dei cittadini.
Sono i dati internazionali a parlare: ogni volta che si assegna 1 assistito in più a un infermiere (il rapporto ottimale sarebbe 1:6) aumenta del 23% l’indice di burnout, del 7% la mortalità dei pazienti, del 7% il rischio che l’infermiere non si renda conto delle complicanze a cui il paziente va incontro.
Ipotizzando quindi che si riesca ad avere un rapporto di 1 infermiere per 6 pazienti e nello staff fosse presente almeno il 60% di infermieri, potrebbero essere evitate, appunto, 3.500 morti l’anno.
Secondo uno studio francese nelle Unità di terapia intensiva, sotto la soglia di 2 infermieri ogni 5 pazienti e di un medico ogni 14 pazienti (in sostanza qui il rapporto è di 5-6 infermieri per medico), si assiste a un aumento significativo del rischio di mortalità. E lo stesso studio ha dimostrato che in caso di aumento dei carichi di lavoro, con aumento del turnover dei letti o in caso di aumento delle manovre salvavita da parte del team di guardia, il rischio di mortalità aumenta di 5,6 e 5,9 volte rispettivamente.
E un recente studio inglese su pazienti post chirurgici andati incontro a complicanze trattabili ha rilevato che il rischio di morte da complicanza era inversamente correlato al numero di infermieri e medici per paziente.
A mancare nel nostro Paese - prosegue la nota - è soprattutto un serio ed equilibrato rapporto tra i professionisti che si realizzi attraverso lo sviluppo delle competenze: Oms, Ocse e Comunità europea individuano come standard minimo il rapporto ottimale di almeno tre infermieri per medico mentre secondo elaborazioni del centro studi FNOPI sui dati dell'ultimo Conto annuale pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato che il Centro Studi FNOPI nelle aziende sanitarie italiane ne mancano oltre 50mila.
C’è bisogno di più infermieri – afferma la FNOPI - e, possibilmente, anche della giusta specialità per affiancare il medico specialista nell’assistenza del paziente. Attualmente, secondo la Federazione, il dibattito è attraversato da periodici allarmi di taglio “settoriale”: mancano medici negli ospedali, mancano infermieri, mancano medici di famiglia. L’assenza di ogni riferimento a orizzonti complessivi, come, ad esempio, i vincoli finanziari e reali che i diversi Ssr sperimentano e la necessità di operare delle scelte sul mix delle assunzioni (ogni assunzione ne preclude un’altra), comporta il prevalere di logiche incrementali basate sugli equilibri consolidati e sui rapporti di forza (capacità di interlocuzione e di interdizione) tra le diverse professioni e discipline.
E quello del dottor Luca Li Bassi il nome che il ministro della Salute, Giulia Grillo, porterà al parere della Stato-Regioni convocata per giovedì 6 settembre, in vista della nomina del Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Una scelta,spiega la Grillo "operata in totale trasparenza di un esperto di livello internazionale, sganciato da vecchie logiche di appartenenza politica". "E' un primo segnale forte che io e il Governo intendiamo dare perché le nomine siano sempre più indipendenti. Mi prendo il merito di riportare in Italia un “cervello in fuga” ".
L'annuncio in una nota diffusa dalla Salute con cui si annuncia che "a meno di due mesi dalla pubblicazione dell’avviso per la manifestazione di interesse per la carica del direttore generale di Aifa, si è concluso lo screening sui curricula degli esperti che hanno risposto alla richiesta" e si delinea il profilo del prescelto.
L'AIFA e le Regioni potranno accedere in maniera organica e tempestiva alle banche dati contenenti le date di scadenza dei brevetti farmaceutici e dei certificati di protezione complementare dei farmaci gestite dal ministero dello Sviluppo economico (MISE) e questo servirà ad agevolare l'aggiornamento periodico del Prontuario farmaceutico nazinale.
Lo rende noto un comunicato pubblicato sul sito della Salute, segnalando che è stata favorevolmente accolta la richiesta avanzata in tal senso al MISE dal parte del dicastero di Lungotevere Ripa.
"La richiesta - si legge nel comunicato - nasce dall'esigenza degli uffici tecnici dell'AIFA e delle Regioni di poter accedere a questi preziosi dati in maniera organica e tempestiva, come emerso al Tavolo tecnico sulla governance farmaceutica e sui dispositivi medici recentemente costituito presso il ministero della Salute. Una necessità, quella segnalata dal Tavolo, legata all’obiettivo di poter affrontare un periodico aggiornamento del Prontuario farmaceutico nazionale, in quanto i medicinali equivalenti, come noto, non possono essere classificati a carico del Servizio sanitario nazionale con decorrenza anteriore alla data di scadenza del brevetto o del certificato di protezione complementare.
”È di tutta evidenza che la possibilità di poter finalmente acquisire in tempi rapidi i dati in questione – ha scritto il ministro della Salute, Giulia Grillo, al ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio – assume un rilievo e un impatto strategico ai fini della classificazione dei medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale. Ringrazio per questo il Mise di aver colmato una storica lacuna informativa, consentendoci a questo punto di procedere con maggiori certezze e con il quadro preciso della situazione”.
Aggravamento di pena per gli atti di violenza e anche le minacce nei confronti degli operatori sanitari nell’esercizio della loro attività. E costituzione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza di tutto il personale della Sanità. E' il succo del Ddl - presentato dal ministro della Salute, Giulia Grillo, e approvato ieri dal Consiglio dei Ministri - in cui si prevede un’integrazione dell’art. 61 del codice penale relativo alle circostanze aggravanti nei confronti di chi commette reati con violenza o minacce in danno degli operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni.
Sui contenuti del Ddl - presentato dal ministro come "un primo passo fondamentale"; "un segnale forte per tutti i dipendenti del Ssn" - è intervenuto oggi l'ANAAO, il primo sindacato dei medici ospedalieri, ribadendo in un comunicato che le reiterate aggressioni verbali e fisiche a medici ed infermieri registrate negli ultimi mesi testimoniano "la rottura del patto di fiducia tra cittadini ed operatori sanitari, assunti a capro espiatorio di tutte le inefficienze e le disorganizzazioni indotte sulla sanità pubblica dai governi nazionali e regionali".
"Il DDl è certamente una prima risposta all’escalation di violenza cui abbiamo assistito in questi mesi - commenta il Segretario Nazionale, Carlo Palermo - ma c’è da chiedersi se sia sufficiente lavorare sul versante della deterrenza giuridica senza una forte campagna di comunicazione che porti i cittadini a riconoscere ai professionisti della sanità il ruolo civile e sociale che svolgono".
Per ANAAO, infatti, con gli episodi di violenza cui il Ddl vorrebbe mettere un freno si sta raccogliendo "il frutto amaro di 10 anni di de-finanziamento del SSN", tradottosi in quasi 40 miliardi di tagli lineari alle risorse professionali, strutturali, logistiche nelle singole Aziende sanitarie: 50mila unità di personale in meno di cui circa 9mila medici dal 2009 a oggi, oltre 70mila posti letto in meno dal 2000, limitazioni sempre più pesanti all'acquisto di farmaci, protesi e device.
Per questo - secondo Palermo - "non basterà la militarizzazione delle corsie, se non vengono incrementate le risorse del Fondo sanitario nazionale, come previsto nel Contratto di Governo, per restituire alla sanità il maltolto e ricomporre la frattura creatasi con i cittadini".
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Medici del territorio e farmacisti battezzati come binomio centrale per la gestione del farmaco a benerficio dei pazienti, con l'obiettivo di garantire appropriatezza prescrittiva, equità di accesso alle cure, introduzione tempestiva di farmaci innovativi e sostenibilità finanziaria della spesa farmaceutica pubblica da parte del SSN.
E' in questa cornice che si inquadra la revisione da parte di Aifa del Documento Programmatico Medici di Medicina Generale, redatto per la prima volta nel 2012 dal Tavolo “Valutazione dell’uso dei farmaci nelle cure primarie”.
Elaborato dall’AIFA con il coinvolgimento del Gruppo di Lavoro composto dai Medici di Medicina Generale (MMG), Pediatri di libera scelta (PLS) e farmacisti il Nuovo Documento Programmatico 2018 sviluppa tre livelli di analisi, mettendo sotto la lente:
"I MMG e i PLS rappresentano il primo livello di assistenza sanitaria e sono responsabili dell’appropriatezza della scelta e dell’utilizzo efficiente della maggior parte dei farmaci. Essi, inoltre, avendo in carico la tutela complessiva della salute dei pazienti, gesticono anche le terapie farmacologiche prescritte dagli specialisti ambulatoriali e/o ospedalieri", sottolinea la nota pubblicata sul sito dell'Agenzia.
E dal Documento emerge con chiarezza l’intenzione di incrementare il trasferimento delle conoscenze scientifiche nella pratica clinica dei MMG a fronte di un impegno da parte di questi ultimi a migliorare la loro capacità di attuare strategie razionali, etiche, economicamente sostenibili.
"Bene il documento - ha commentato il segretario nazionale Fimmg, Silvestro Scotti - ora aspettiamo fatti concreti. I medici di famiglia devono poter prescrivere farmaci che i pazienti possono attualmente ottenere solo dagli specialisti".
In Europa si sono registrati numerosi focolai di morbillo e finché la malattia non verrà debellata i reciproci contagi incrociati tra un Paese e l’altro saranno inevitabili. A ricordarlo, in un comunicato congiunto, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi e Duncan Selbie, Direttore di Public Health England che sottolineano come l’eradicazione del morbillo sia un obiettivo, fissato anche dall’OMS, da perseguire con forza sempre maggiore.
La malattia può causare complicanze gravi, incluse encefaliti, polmonite, insufficienza respiratoria e persino la morte, e la sua eliminazione è un obiettivo in tutte le regioni dell’OMS. Quella Europea ha adottato l’obiettivo di eliminazione della malattia entro il 2015, ma senza raggiungerlo. Secondo i dati dell’OMS nel 2017 sono stati documentati 22.373 casi e 35 morti nella regione europea. Focolai di morbillo sono attivi in diversi Paesi, tra cui Ucraina, Serbia, Russia, Albania, Italia, Francia, Grecia e Regno Unito, con un totale di 21.478 casi riportati da gennaio 2018 ad oggi. In Italia si sono verificati 5.400 casi nel 2017 e 1716 tra l’1 gennaio e il 31 maggio 2018. La maggior parte ha coinvolto giovani adulti, ma l’incidenza maggiore è stata vista nei bambini sotto l’anno di età. In totale otto morti legate al morbillo sono state accertate in Italia dal gennaio 2017 ad oggi. L’analisi genetica del virus ha confermato che in tutti questi casi erano coinvolti gli stessi ceppi appartenenti ai genotipi B3 e D8, gli stessi che attualmente circolano nel resto dell’Europa.
Corretto uso dei farmaci e riduzione degli sprechi, lotta alla contraffazione e tutela dei consumatori negli acquisti on line, trasparenza dei prezzi e diffusione dei farmaci generici/equivalenti: è su queste principali direttrici che si indirizzeranno le "iniziative concrete di collaborazione tra le farmacie e i consumatori per dare attuazione ai principi della sostenibilità consumeristica”.
A prevederlo è il Protocollo d’intesa sulla Sostenibilità Consumeristica siglato oggi tra Federfarma e 11 associazioni: Adiconsum, Adoc, Asso-Consum, Assoutenti, Casa del Consumatore, Confconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento difesa del Cittadino, Ui.Di.Con., Unione Nazionale Consumatori.
Il documento promuove progetti di collaborazione tra consumatori e farmacie sulla base degli obiettivi di sostenibilità di Federfarma e di queli contenuti nel Manifesto per la Sostenibilità Consumeristica, realizzato nell’ambito di Consumers’ Forum, associazione di cui sono soci tutti i firmatari del protocollo.
Si scrive ticket ma si legge "giungla" o "tesoretto", a seconda che lo si guardi con gli occhi dei cittadini o delle Regioni.
A riesplorare con dati aggiornati (quelli del Rapporto nazionale appena pubblicato da Aifa) il fantastico mondo delle compartecipazioni alla spesa sanitaria, che nel 2017 ha quotato un totale di 2,9 miliardi di euro, è un Report diffuso oggi dalla Fondazione GIMBE, che analizza in dettaglio composizione e differenze regionali. Analisi che lascia emergere appunto una vera e propria “giungla", visto che le differenze regionali riguardano sia le prestazioni su cui vengono applicati (farmaci, prestazioni specialistiche, pronto soccorso, etc.), sia gli importi che i cittadini devono corrispondere, sia le regole per le esenzioni.
«La compartecipazione alla spesa dei cittadini – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – introdotta come moderatore dei consumi si è progressivamente trasformata in un consistente capitolo di entrate per le Regioni, in un periodo caratterizzato dal definanziamento pubblico del SSN». Nel 2017 le Regioni hanno incassato per i ticket quasi € 2.900 milioni che corrispondono ad una quota pro-capite di € 47,6: in particolare, € 1.549 milioni (€ 25,5 pro-capite) sono relativi ai farmaci e € 1.336,6 milioni (€ 22,1 pro-capite) alle prestazioni di specialistica ambulatoriale, incluse quelle di pronto soccorso. L’entità della compartecipazione alla spesa nel periodo 2014-2017 si è mantenuto costante ma, se nel 2014 la spesa per farmaci e prestazioni specialistiche erano sovrapponibili, negli anni successivi si è ridotta la spesa per i ticket sulle prestazioni (-7,7%) ed è aumentata quella per i ticket sui farmaci (+7,9%).
Dalle analisi emergono notevoli differenze regionali sia rispetto all’importo totale della compartecipazione alla spesa, sia alla ripartizione tra farmaci e prestazioni specialistiche: in particolare, se il range della quota pro-capite totale per i ticket oscilla da € 97,7 in Valle d’Aosta a € 30,4 in Sardegna, per i farmaci varia da € 34,3 in Campania a € 15,6 in Friuli Venezia Giulia, mentre per le prestazioni specialistiche si va da € 66,2 della Valle d’Aosta a € 8,6 della Sicilia.
Un dato estremamente interessante – sottolinea in proposito Cartabellotta – emerge dallo “spacchettamento” dei ticket sui farmaci, che include la quota fissa per ricetta e la quota differenziale sul prezzo di riferimento pagata dai cittadini che preferiscono il farmaco di marca rispetto all’equivalente: nel periodo 2013-2017, a fronte di una riduzione della quota fissa da € 558 milioni a € 498 milioni (-11%), la quota differenziale per acquistare il farmaco di marca è aumentata da € 878 milioni a € 1.050 milioni (+20%).
In dettaglio, dei € 1.549 milioni sborsati dai cittadini per il ticket sui farmaci, meno di un terzo sono relativi alla quota fissa per ricetta (€ 498,4 milioni pari a € 8,2 pro-capite), mentre i rimanenti € 1.049,6 milioni (€ 17,3 pro-capite) sono imputabili alla scarsa diffusione in Italia dei farmaci equivalenti come documentato dall’OCSE che ci colloca al penultimo posto su 27 paesi sia per valore, sia per volume del consumo degli equivalenti. Rispetto alla quota fissa per ricetta, non prevista da Marche, Sardegna e Friuli Venezia Giulia, il range varia da € 18,3 pro-capite della Valle d’Aosta a € 0,5 del Piemonte. La quota differenziale per la scelta del farmaco di marca oscilla invece da € 22,9 pro-capite del Lazio a € 10,5 della Provincia di Bolzano. Interessante rilevare che tutte le Regioni sopra la media nazionale sono del centro-sud: , oltre al già citato Lazio, Sicilia (€ 22,1 pro-capite), Calabria (€ 21,2) Basilicata (€ 21,2), Campania (€ 20,9), Puglia (€ 20,7), Molise (€ 20,3), Abruzzo(€ 19,5), Umbria (€ 19,5) e Marche (€ 18,2).
«Durante la scorsa legislatura non è stata effettuata la revisione dei criteri di compartecipazione alla spesa prevista dall’art. 8 del Patto per la Salute per evitare uno spostamento verso strutture private a causa di ticket troppo elevati per la specialistica – rimarca Cartabellotta. – Solo con la Legge di Bilancio 2018 sono stati stanziati 60 milioni di euro destinati ad avviare una seppur parziale riduzione del superticket per la specialistica ambulatoriale. Tuttavia, lo schema di decreto per il loro riparto non ha ancora acquisito l’intesa della Conferenza Stato-Regioni e, nel frattempo, Emilia Romagna, Lombardia e Abruzzo si sono mosse in autonomia per ridurre il superticket".
"Considerato che la revisione dei criteri di compartecipazione alla spesa – conclude – rappresenta una priorità per il nuovo Esecutivo, le nostre analisi dimostrano che le eterogeneità regionali e quelle relative alla tipologia di ticket (farmaci vs prestazioni) richiedono azioni differenti. Innanzitutto, è indispensabile uniformare a livello nazionale i criteri per la compartecipazione alla spesa e le regole per definire le esenzioni; in secondo luogo, anche al fine di ridurre le “fughe” verso il privato per le prestazioni specialistiche, occorre pervenire ad un definitivo superamento del superticket; infine, sono indispensabili azioni concrete per aumentare l’utilizzo dei farmaci equivalenti, visto che la preferenza per i farmaci brand oggi “pesa” per oltre 1/3 della cifra totale sborsata dai cittadini per i ticket e per più di 2/3 della compartecipazione per i farmaci".
Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha lanciato l’invito a partecipare a una manifestazione di interesse a ricoprire l’incarico di direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) (www.salute.gov.it)
Ad annunciarlo un comunicato stampa del dicastero che ricorda i requisiti previsti per le candidatute, quelli coè indicati dal Decreto 20 settembre 2004, n. 245 (Regolamento recante norme sull'organizzazione ed il funzionamento dell'Agenzia Italiana del Farmaco, a norma dell'articolo 48, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito nella legge 24 novembre 2003, n. 326): "Gli interessati all’incarico dovranno essere in possesso di una laurea specialistica nonché di una qualificata e documentata competenza ed esperienza sia tecnico-scientifica nel settore dei farmaci, sia in materia gestionale e manageriale"
Strettissimi i tempi per gli aspiranti DG che dovranno manifestarsi entro il 23 luglio inviando all'indirizzo di posta certificata della salute una documentazione che - non trattandosi di concorso pubblico - risulta tutto sommato scarna: curriculum vitae, lettera motivazionale, dichiarazione di assenza di potenziali conflitti d’interesse, copia conforme di un documento d’identità in corso di validità.
“Il settore farmaceutico è uno snodo fondamentale del sistema sanitario pubblico. E a maggior ragione tanto più cruciale è il ruolo che svolge l’Aifa, data anche la rilevanza, circa 31 miliardi di euro, della spesa di settore che l’Agenzia del farmaco presidia - afferma nel comunicato il ministro Giulia Grillo. - La massima trasparenza delle procedure e la qualità delle nomine sono un tratto distintivo di questo Governo, che io intendo applicare sempre e in pieno per quanto di mia competenza. A tutela dei cittadini e della garanzia di tenuta anche finanziaria del Servizio sanitario nazionale”.
Come previsto dalla legge istitutiva dell'Aifa (L. n.326 del 2003), una volta ricevute le candidature la nomina del nuovo DG destinato a sostituire Mario Melazzini alla guida dell'Agenzia italiana del farmaco sarà competenza del ministro della Salute, sentita la Conferenza Stato-Regioni.