Tra le conseguenze dell'epidemia di COVID-19 per mercati globali potrebbe esserci un cambio di passo dell'India nella produzione di API tale da portarla a contendere il primato attualmente saldamente detrnuto dalla Cina. A sostenerlo è Prashant Khadayate, analista farmaceutico presso GlobalData, una delle principali società mondiali di dati e analisi, commentando l'approvazione da parte del governo indiano di un pacchetto sanitario da 1,3 miliardi di dollari proprio per incrementare la produzione nazionale di ingredienti farmaceutici attivi (API), che avrebbe proprio l'obiettivo di ridurre l'attuale dipendenza totale del Paese dalla Cina per l'importazione di principi attivi e sostanze intermedie per la produzione farmaceutica.
La strategia - adottata dal Governo indiamo per fronteggiare la possibile interruzione della catena di approvvigionamento globale come conseguenza dell'epidemia di COVID 19 - prevede la creazione di tre parchi produttivi in altrettante zone del Paese e l'implementazione di un sistema di incentivi in particolare per la produzione di 53 API.
"In futuro - commenta Prashant Khadayate - questa strategia tutelerà e rafforzerà anche la posizione dell'India come centro di approvvigionamento di API, a fronte del fatto che il Paese ha il maggior numero di organizzazioni di produzione a contratto (CMO) dedicate con strutture di produzione API per piccole molecole approvate dalla FDA statunitense o dall'EMA".
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«Nonostante l’appello rivolto dalla Commissione UE a tutti i Paesi dell’Unione a oggi non c’è ancora un sistema univoco europeo per la gestione dei trasporti in particolare dei prodotti farmaceutici e sanitari in genere: le azioni totalmente diverse dei singoli stati membri e anche dei Paesi extra UE stanno causando numerosi problemi e le auspicate “green lanes” per il trasporto farmaceutico stanno funzionando a singhiozzi, creando non pochi problemi alle aziende».
A fare il punto sulle criticità della supply chain del settore è Enrique Häusermann, presidente Assogenerici: «Le nostre aziende – spiega – stanno svolgendo un ruolo cruciale per la salute dei pazienti affetti da Covid-19, riuscendo a produrre e fornire in modo incessante in tutta Italia farmaci salvavita a costi accessibili ai medici delle Regioni impegnate nell’emergenza. E l’Unità di Crisi AIFA - che coopera costantemente con le associazioni industriali di settore - sta garantendo procedure snelle, rapide ed efficaci, come ad esempio l’importazione rapida di prodotti dall’estero, garantendo al contempo tutti i requisiti di qualità dei prodotti. L’importazione di 1,5 milioni di compresse di idrossiclorochina dagli USA, garantito da una delle nostre associate, è solo uno dei tanti esempi».
A preoccupare non solo le aziende italiane, bensì tutto il comparto europeo, sono le barriere che ancora ostacolano la circolazione di beni essenziali come quelli afferenti alla filiera della salute.
«La messa a terra delle compagnie aeree e le restrizioni negli aeroporti europei e mondiali - conferma Häusermann - stanno mettendo a dura prova la capacità delle industrie, come anche la nostra che fornisce il 70% dei medicinali utilizzati dai pazienti europei, di continuare a produrre e fornire ai pazienti. Resistiamo e continuiamo il nostro lavoro ma è urgentemente necessario che sia avviato un coordinamento tra la Commissione europea, i governi, i vettori aerei, gli operatori logistici (spedizionieri) e l'industria per riaprire le rotte della catena di approvvigionamento del trasporto aereo di merci. L’epidemia COVID-9 ha come è noto determinato una drastica riduzione dei voli passeggeri cui normalmente è affidato il trasporto dei prodotti farmaceutici - conclude Häusermann - e le aziende non sono in grado di trovare autonomamente alternative praticabili per garantire un flusso costante delle merci: La maggior parte delle spedizioni per compagnia (import/ export) non è abbastanza grande da giustificare l'affitto di un intero aereo, anche se le autorità lo hanno autorizzato a volare. Sarebbe auspicabile abilitare la conversione degli aerei passeggeri per il trasporto merci o utilizzare i finanziamenti UE per noleggiare velivoli cargo dedicati che possano essere utilizzati solo per i trasporti di prodotti farmaceutici e sanitari».
Le criticità del trasporto aereo
Queste in sintesi le principali richieste avanzate dalla nostra industria alla Commissione UE in merito al trasporto aereo:
Le criticità alle frontiere e il trasporto su ruote
Per quanto riguarda il trasporto su strada, molte delle aziende di trasporto hanno creato un team italiano dedicato di autisti / trasportatori che assume il controllo dei rimorchi internazionali appena oltre i confini nazionali.
Parzialmente risolta - ma comunque soggetta a grandi rallentamenti per i controlli di polizia sanitaria - la percorribilità al Brennero, restano numerose criticità legate alle scelte dei singoli Paesi in tema di gestione delle frontiere.
Paesi come Croazia, Romania, Turchia rifiutano le spedizioni provenienti dall’Italia: in questo e in altri casi le procedure vengono elaborate tramite il Cross-Dock di Genk, in Belgio, con ovvi rallentamenti soprattutto per i camion non a pieno carico.
In altri casi vengono imposte regole o procedure particolarmente restrittive ai conducenti dei mezzi: in Bielorussia i trasportatori stranieri possono utilizzare solo di aree selezionate per sosta, pasti e rifornimento; in Bulgaria l’operazione di transito e carico/scarico merci deve essere effettuata nelle 24 ore; il confine ungherese-sloveno resta chiuso e le spedizioni vengono reistradate tramite Belgio e Germania. Le autorità polacche hanno istituito un punto di unto di attraversamento per il passaggio rapido di camion con medicinali, ma per utilizzare è necessario inviare in anticipo i documenti del camion e dell'autista. La Lituania ridotto i valichi d’accesso sono accettate solo merci di importazione con destinazione Lituania.
«L’aumento incisivo della richiesta di medicinali da parte delle strutture ospedaliere per far fronte all’emergenza Coronavirus sta determinando in queste settimane un sovraffaticamento della struttura produttiva e distributiva del settore farmaceutico, che tuttavia sta reagendo bene. È aumentata in particolare la domanda di tutti i farmaci afferenti alle classi dei miorilassanti, anestetetici, oppiodi e sedativi, che servono per la gestione dei pazienti in terapia intensiva. Così come aumentata la richiesta di antiretrovirali, in prima linea contro il COVID-19. Si tratta di medicinali essenziali per le unità di terapia intensiva e sub intensiva nelle regioni più colpite. Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di farmaci da tempo fuori brevetto, prodotti da diverse aziende nostre associate: il comparto sta reagendo prontamente, seppur nelle difficoltà del momento, per far fronte tutta la domanda, attivando anche il network produttivo internazionale».
A fare il punto sul rischio carenze di particolari categorie di prodotti legato all’esplodere della pandemia da COVID-19 nel nostro Paese è Enrique Häusermann, presidente Assogenerici.
«AIFA assieme ad Assogenerici ed ad altre sigle industriali ha attivato una specifica unità di crisi per la gestione delle esigenze delle Regioni, concentrando in questa fase i propri sforzi soprattutto sulla Regione Lombardia, maggiormente bisognosa di supporto in questa emergenza – spiega Häusermann – L’Agenzia segue il problema raccordandosi costantemente con le Regioni e le Province autonome, cui pervengono le segnalazioni da parte delle singole strutture territoriali che sono invitate a rapportarsi per la valutazione e l'inoltro ad AIFA di segnali. Viene data ovviamente , priorità ai casi urgenti di irreperibilità per i quali siano già stati espletati tutti i passaggi previsti con gli aggiudicatari delle gare regionali: le richieste vengono vagliate e subito dopo noi attiviamo immediatamente la rete delle nostre aziende associate».
«Le aziende in queste ore stanno dimostrando un senso di responsabilità ed una collaborazione senza precedenti: sono state incrementate le produzioni, trasformate linee produttive, effettuate importazioni in tempi record da altri Paesi: una attività frenetica che ha visto una grande collaborazione tra le imprese e l’immediato supporto dell’AIFA dal punto di vista delle procedure», prosegue Häusermann.
«Allo stesso tempo, in coordinamento con la nostra associazione europea Medicines for Europe, abbiamo mobilitato tutte le autorità comunitarie per la creazione di “green lanes” alle frontiere dedicate ai farmaci ed ai materiali sanitari. Grazie a questo abbiamo ottenuto lunedì dalla Commissione UE l’emanazione di linee guida sui trasporti all’interno dell’Unione, che suggeriscono in modo chiaro una corsia preferenziale per medicinali, dispositivi medici e beni sanitari direttamente o indirettamente collegati – conclude il presidente Assogenerici – I blocchi sono ancora consistenti a tutti i confini, ma la situazione è in via di miglioramento ed ogni blocco critico determina un intervento tempestivo delle nostre autorità, di quelle europee e degli altri stati membri. Questo modello d’azione sta iniziando a dare i primi frutti e sono certo che servirà da modello ad altri Paesi europei in questa battaglia durissima».
Dopo i dubbi circolati sui social media in meritoal possibile all'aggravameto dei pazient con Covid-19 che assumessero anti-infiammatori e anti-ipertensivi, è arrivato puntuale l'intervento dell'Ema,immediatamente ilanciato dall'AIFA.
"Attualmente - scrive l'Agenzia europea dei medicinali - non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. L'EMA sta monitorando attentamente la situazione e valuterà tutte le nuove informazioni che saranno disponibili su questo problema nel contesto della pandemia".
A maggio del 2019, il comitato per la sicurezza dell'EMA (PRAC) ha iniziato una revisione dei farmaci antinfiammatori non steroidei ibuprofene e ketoprofene, a seguito di un’indagine dell'Agenzia Nazionale Francese per la Sicurezza dei Medicinali e dei Prodotti Sanitari (ANSM) che ha suggerito che l'infezione dovuta alla varicella e alcune infezioni batteriche potrebbero essere aggravate da questi medicinali. Nelle informazioni sul prodotto di molti medicinali FANS sono presenti già delle avvertenze che gli effetti degli anti-infiammatori non steroidei possono mascherare i sintomi di un peggioramento dell'infezione. ll PRAC sta rivedendo tutti i dati disponibili per verificare se siano necessarie misure aggiuntive.
All'inizio del trattamento della febbre o del dolore in corso di malattia da COVID-19 i pazienti e gli operatori sanitari devono considerare tutte le opzioni di trattamento disponibili, incluso il paracetamolo e i FANS. Ogni medicinale ha i suoi benefici e i suoi rischi come descritto nelle informazioni del prodotto e che devono essere prese in considerazione insieme alle linee guida Europee, molte delle quali raccomandano il paracetamolo come opzione di primo trattamento nella febbre e nel dolore.
In accordo alle linee guida nazionali di trattamento, i pazienti e gli operatori sanitari possono continuare a utilizzare FANS (come l’ibuprofene) come riportato nelle informazioni del prodotto approvate. Le raccomandazioni attuali prevedono che questi medicinali vengano utilizzati alla dose minima efficace per il periodo più breve possibile.
I pazienti che hanno qualsiasi dubbio devono rivolgersi al proprio medico o al farmacista. Attualmente non ci sono ragioni per interrompere il trattamento con ibuprofene, in base a quanto riportato sopra. Ciò è particolarmente importante per i pazienti che assumono ibuprofene o altri FANS per malattie croniche.
A seguito della revisione dei dati di sicurezza dell’ibuprofene e del ketoprofene, l’EMA sottolinea la necessità di condurre tempestivamente studi epidemiologici, al fine di fornire adeguate evidenze sugli effetti dei FANS sulla prognosi della malattia da COVID-19. L'Agenzia sta contattando le sue controparti ed è pronta a supportare attivamente tali studi, che potrebbero essere utili per formulare eventuali raccomandazioni terapeutiche future.
Europa a porte chiuse per 30 giorni per i Paesi extra-Schengen, nella speranza di contrastare il dilagare dell’epidemia nel continente, con eccezioni per gli europei che rientrano nella Ue e per medici e scienziati impegnati contro il Covid-19. Auspicio di frontiere interne aperte, invece, dopo che ben 8 Paesi hanno hanno già notificato all’Ue misure sulle frontiere: Austria, Ungheria, Repubblica ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania e Spagna. Queste le scelte annunciate dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, al termine della videoconferenza tra i leader del G7.
Il focus è sulla libera circolazione delle merci alla cui gestione sono dedicate le Linee guida indirizzate a tutti gli Stati emanate oggi dalla Commissione che punta ad evitare «gravi interruzioni delle catene di approvvigionamento» fenomeno che danneggerebbe ulteriormente l’economia dell’Unione e dei singoli Paesi, ma che sarebbe drammatico in particolare «per le forniture alimentari, di medicinali e di protezioni».
Nulla potendo imporre, le “Linee guida per le misure di gestione delle frontiere per proteggere la salute e garantire la disponibilità di beni e servizi essenziali” si appellano al «principio di solidarietà tra gli Stati membri»: «è essenziale mantenere il funzionamento del mercato unico», scrive la Commissione Ue. Per questo gli Stati dovrebbero evitare «pratiche sleali», «facilitare il transito di residenti Ue di rientro a casa» e coordinare – appunto – la gestione delle frontiere. «Eventuali restrizioni previste per i trasporti - prosegue il testo - dovrebbero essere comunicate alla Commissione e a tutti gli altri Stati membri in modo tempestivo e, in ogni caso, prima che siano attuate, fatte salve le norme specifiche che si applicano alle misure di emergenza nel settore dell’aviazione».
Cinque i punti affrontati: trasporto merci e servizi; fonitura di beni; tutela della salute; frontiere esterne e confini interni. Obiettivo comune delle raccomandazioni: «garantire la continuità economica».
Trasporto di merci e servizi: ipotizzate “corsie verdi” che diano «priorità ai servizi di trasporto d’emergenza» e il libero trasporto di merci e in particolare di beni essenziali quali forniture alimentari, compresi bestiame, attrezzature e forniture mediche e protettive fondamentali, agevolando l’attività di tutti gli addetti ai trasporti attraverso le frontiere interne ed esterne. Laddove gli Stati membri impongano restrizioni al trasporto di merci e passeggeri per motivi di salute pubblica - avverte la Commissione - ciò dovrebbe avvenire solo se tali restrizioni sono: trasparenti, documentate, pertinenti alla situazione specifica, proporzionate, non discriminatorie e debitamente giustificate da motivazioni scientifiche (raccomandazioni OMS/ ECDC).“Eventuali restrizioni previste per i trasporti - prosegue il testo - dovrebbero essere comunicate alla Commissione e a tutti gli altri Stati membri in modo tempestivo e, in ogni caso, prima che siano attuate, fatte salve le norme specifiche che si applicano alle misure di emergenza nel settore dell’aviazione”.
Fornitura di beni: anche qui l’indicazione è di preservare la libera circolazione di tutte le merci, in particolare di «prodotti essenziali quali medicinali, attrezzature mediche, prodotti alimentari essenziali e deperibili e bestiame», prendendo in considerazione anche la «rinuncia ai divieti di fine settimana esistenti». «No» all’imposizione di certificazioni aggiuntive sulle merci legalmente circolanti nell’UE e rafforzamento dei nodi di trasporto specifico, come Porti, aeroporti, centri logistici.
Misure relative alla salute: tra le misure suggerite per chi è a richio Covid-19 figurano gli screeening d’ingresso (per valutare la presenza di sintomi e / o l'esposizione a Covid-19 di viaggiatori che arrivano da aree o Paesi interessati, con tracciatura – nel caso delle bnavi – di tutti i porti visitati); gli screening di uscita (con divieto di viaggiare per gli esposti o infetti da Covid-19); la fornitura di materiale informativo (volantini, striscioni, poster, diapositive elettroniche, ecc.) a chi arriva o parte dalle aree interessate; l’isolamento dei casi sospetti e il ricovero dei casi reali, da gestire di comune accordo tra le autorità dei Paesi interessati che dovranno dotarsi di personale sanitario formato e dotato delle adeguate protezioni. Così come dovrà essere essere adeguatamente formato il personale di polizia, delle dogane, i piloti portuali, gli addetti ai servizi di pulizia.
Fornitura di beni: anche qui l’indicazione è di preservare la libera circolazione di tutte le merci, in particolare di «prodotti essenziali quali medicinali, attrezzature mediche, prodotti alimentari essenziali e deperibili e bestiame», prendendo in considerazione anche la «rinuncia ai divieti di fine settimana esistenti». «No» all’imposizione di certificazioni aggiuntive sulle merci legalmente circolanti nell’UE e rafforzamento dei nodi di trasporto specifico, come Porti, aeroporti, centri logistici.
Misure relative alla salute: tra le misure suggerite per chi è a richio Covid-19 figurano gli screeening d’ingresso (per valutare la presenza di sintomi e / o l'esposizione a Covid-19 di viaggiatori che arrivano da aree o Paesi interessati, con tracciatura – nel caso delle bnavi – di tutti i porti visitati); gli screening di uscita (con divieto di viaggiare per gli esposti o infetti da Covid-19); la fornitura di materiale informativo (volantini, striscioni, poster, diapositive elettroniche, ecc.) a chi arriva o parte dalle aree interessate; l’isolamento dei casi sospetti e il ricovero dei casi reali, da gestire di comune accordo tra le autorità dei Paesi interessati che dovranno dotarsi di personale sanitario formato e dotato delle adeguate protezioni. Così come dovrà essere essere adeguatamente formato il personale di polizia, delle dogane, i piloti portuali, gli addetti ai servizi di pulizia.
Frontiere esterne: controlli sistematici ai valichi di frontiera per chiunque attraversi le frontiere esterne per entrare nello spazio Schengen e posibilità per gli Stati membri di rifiutare l’ingresso a cittadini di paesi terzi non residenti che sintomi rilevanti o siano stati particolarmente esposti al rischio di infezione, considerati una minaccia per la salute pubblica. In alternativa: isolamento o quarantena. Il tutto a patto che si tratti di decisioni proporzionate e non discriminatorie (autorità sanitarie/ obiettivo di sanità pubblica).
Confini interni: possibilità di ripristino - dietro notifica, come previsto dal trattato - dei controlli temporanei alle frontiere interne se giustificato da motivi di ordine pubblico o di sicurezza interna. Controlli da applicare « in modo proporzionato e nel dovuto rispetto della salute delle persone interessate».
«La tutela dei lavoratori di tutte le imprese è un interesse cruciale per le aziende e per il Paese e un impegno prioritario del Governo, che si prepara a dettare le linee guida che dovranno essere adottate e rispettate in ogni fabbrica. Il nostro auspicio è che dalla videoconferenza convocata oggi tra Governo, imprenditori e sindacati consenta di trovare una giusta soluzione capace di stemperare le tensioni esplose negli stabilimenti produttivi del nord Italia tutelando allo stesso tempo la necessità assoluta di non bloccare le attività produttive di chi assicura servizi essenziali per la vita del Paese».
Ad affermalo è il presidente Assogenerici, Enrique Häusermann, sottolineando ricordando la linea già adottata dal Governo e ribadita più volte dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia “Se i governatori vogliono fermare gli autobus e chiudere altre fabbriche, purché non abbiano riferimenti con le filiere sanitaria e agroalimentare, il governo non dirà di no, ma dovranno assumersi le loro responsabilità”.
«È cruciale, in questo momento difficile per il Paese - prosegue Häusermann - impedire che via un qualsiasi tipo di stop delle attività della filiera del farmaco e di tutte le attività connesse che devo essere considerate essenziali. Qualsiasi rallentamento avrebbe effetti devastanti. Non solo in Italia ma per l’intera Europa visto che in particolare per alcune aree terapeutiche, come ad esempio gli anti infettivi, siamo rimasti tra i pochi produttori».
«Proprio oggi - prosegue il presidente Assogenerici - questi argomenti sono al centro di un incontro tra l’associazione europea dei produttori di equivalenti e la Commissione UE. Il nostro settore – con 300 siti produttivi in tutta Europa che lavorano a piena capacità per la produzione di prodotti finiti e alcuni ingredienti farmaceutici attivi - garantisce il 67% dei medicinali soggetti a prescrizione in Eurpa ed è il maggior fornitore di medicinali essenziali per la gestione dell’attuale crisi. Abbiamo 300 siti produttivi in tutta Europa che lavorano a piena capacità per la produzione di prodotti finiti e alcuni ingredienti farmaceutici attivi. È necessario evitare il protezionismo nazionale e garantire la massima collaborazione e coordinamento paneuropei per avere successo».
«Per questo le aziende del settore presenteranno alcune richieste fondamentali alla Commissione Ue: servono misure per mantenere sempre aperta e operativa tutta la produzione farmaceutica disponibile in Europa, qualunque cosa accada; abbiamo anche bisogno di accedere ad attrezzature essenziali come indumenti protettivi, filtri, ecc. ; è necessario evitare le restrizioni all’esportazione ai produttori di medicinali o principi attivi e creare corsie verdi di trasporto per i prodotti medicinali e sanitari in genere. Viceversa molti carichi sono bloccati sui confini italiano, austriaco e svizzero. E sarebbe necessaria anche ila creazione di voli ad hoc per garantire l’import-export tra Europa e Stati Uniti».
«Sappiamo che l’ECDC e l’EMA stanno sviluppando scenari su quante persone potrebbero ammalarsi in Europa a causa del virus - conclude Häuserman. - L’auspicio è che la Commissione UE adotti misuri temporanee valide per tutti i Paesi che consentano di affrontare la crisi: dobbiamo continuare a fornire i medicinali ai cronici e allo stesso tempo pianificare la produzione o l’importazione di ulteriori medicinali di emergenza. È una guerra che possiamo vincere, ma solo se ciascuno sarà messo in condizione di svolgere il proprio ruolo».
Con una giornata di formazione rivolta ai docenti presso l’Istituto Superiore Bosso-Monti di Torino sull'uso consapevole dei farmaci, sui corretti stili di vita e sulla produzione dei medicinali ha preso ufficialmente il via, lo scorso 30 gennaio, la Campagna "Io Equivalgo-Scuola". Ad annunciare ufficialmente l'avvio dell'iniziativa un comunicato stampa diffuso ogi da Cittadinanzattiva: "Dopo tre anni di campagna di comunicazione e sensibilizzazione sull’uso dei farmaci equivalenti rivolta ai cittadini - si legge nella nota - IoEquivalgo si trasforma in un contenitore di processi di apprendimento trasversale da cui attingere consapevolmente informazioni utili per la propria e altrui salute. Protagonisti principali saranno docenti e studenti di Istituti secondari di II grado di Torino, Roma e Napoli. Dopo la formazione, i docenti realizzeranno un percorso laboratoriale con la propria classe. Agli studenti di ogni classe spetterà invece il compito di realizzare un video-spot sull’uso corretto e consapevole dei farmaci. Avranno inoltre l’opportunità di visitare gli stabilimenti farmaceutici, messi a disposizione da Assogenerici, per toccare con mano le fasi di produzione del farmaco e saranno infine coinvolti localmente, nelle tappe del “Villaggio di IOEquivalgo”, aperto alla cittadinanza".
“IoEquivalgo Scuola è stato pensato per i giovani; l’intento è di continuare a lavorare sulla corretta informazione sui farmaci equivalenti, costruendo contemporaneamente, insieme ai docenti delle scuole, un percorso di ampio respiro, capace di intrecciare la corretta conoscenza scientifica sul farmaco a temi quali prevenzione, gestione e buon uso dei farmaci, valore della scienza e del progresso scientifico, rispetto dell’ambiente, funzione sociale dello sport e net-education. Una sfida che Cittadinanzattiva persegue attraverso la formazione e la comunicazione, al fianco di professionisti che, ancora una volta, ci accompagneranno in questa avventura”, ha dichiarato Antonio Gaudioso, Segretario Generale di Cittadinanzattiva.
L’intero percorso sarà caratterizzato da una prospettiva educazionale e da una didattica laboratoriale con l’obiettivo di:
IoEquivalgo Scuola si sviluppa nell’arco di due anni scolastici (2019/2020 – 2020/2021); entro giugno 2021 sarà organizzata un’iniziativa pubblica che metterà al centro il “valore della scienza” e, all’interno della quale, una giuria di esperti valuterà e premierà il miglior video-spot realizzato dagli studenti.
IOEquivalgo Scuola è realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), ADI (Associazione Italiana Dietetica e Nutrizione Clinica) AMSI (Associazione Medici di origine Straniera in Italia), Federfarma(Federazione Nazionale Unitaria Titolari di Farmacia), FIMMG (Federazione Medici di Medicina Generale), FNOMCEO (Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche), FOFI (Federazioni Ordini Farmacisti Italiani), SIF (Società Italiana Farmacologia), SPI CGIL (Sindacato Pensionati Italiani), UISP (Unione Sport per Tutti) e UNITI PER UNIRE (Movimento Internazionale transculturale e interprofessionale) ed è reso possibile grazie al sostegno non condizionato di ASSOGENERICI, il Patrocinio dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ed a Farmadati Italia, partner tecnico dell’iniziativa. È stato richiesto il patrocinio al Ministero della Salute
Di “vecchio” hanno solo la data sull’atto di prima registrazione. Ma nel DNA hanno la capacità e la voglia di offrire nuove soluzioni a bisogni sanitari insoddisfatti o di migliorare significativamente la gestione di terapie consolidate nelle diverse aree terapeutiche di appartenenza. Sono le Value Added Medicines, di cui all’estero si discute ormai già da qualche anno: i medicinali a valore aggiunto che utilizzano principi attivi noti e di indiscussa efficacia introducendo delle “innovazioni” che ne migliorano le performance regalando loro una marcia in più rispetto a qualsiasi precedente versione.
A dar voce alle aziende impegnate in questo settore sarà un Gruppo autonomo, appena battezzato nell’ambito di Assogenerici: l’Italian VAM Group, che ieri ha eletto come proprio coordinatore Geremia Seclì (Medac Pharma) e come vice coordinatore Raffaelle Marino (Zentiva Italia).
Obiettivo del neonato Gruppo - che è aperto anche all’adesione di aziende non appartenenti ad Assogenerici - è quello di contribuire tramite i nuovi prodotti a migliorare l’aderenza alle terapie e i risultati sulla salute o sulla qualità della vita; incrementare la sicurezza ed efficienza del personale sanitario; allargare le opzioni di trattamento e prevenzione; migliorare il rapporto costi-benefici e infine accesso all’assistenza sanitaria.
Al gruppo hanno già aderito 10 aziende già trasversalmente attive sia nel settore delle small molecules che in quello dei biologici (ABC Farmaceutici, Accord Healthcare, Baxter, Medac, Mylan, Italia, NTC, Sun Pharma, Salf, Teva, Zentiva Italia) e si sta registrando l’interesse di aziende attualmente non associate ad Assogenerici.
«Le VAM includono una grande varietà di prodotti off patent modificati o combinati prevedendo ad esempio nuove forme farmaceutiche, vie di somministrazione, dosaggi, indicazioni, devices, soluzioni digitali e patient support programs», spiega, il neo-coordinatore Seclì.
«Esiste un significativo potenziale non sfruttato in Europa per ottimizzare le terapie esistenti per soddisfare al meglio le esigenze di pazienti, operatori sanitari e pagatori - conclude Marino - una maggiore personalizzazione delle terapie esistenti non può che portare ad una maggiore efficienza per l'intera comunità sanitaria».
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Dopo il via libera dato stamani dalla Conferenza delle Regioni, sarà la Conferenza Stato-Regioni di oggi pomeriggio a ufficializzare la nomina di Nicola Magrini a nuovo Direttore Generale dell’Agenzia italiana del Farmaco, come proposto dal ministro della Salute. Magrini subentra alla guida dell'AIFA a Luca Li Bassi, nominato 15 mesi fa dall'ex-Ministro Giulia Grillo e anticipatamente rimosso per effetto dello spoil system attuato dal ministro Speranza.
Magrini - attualmente Segretario del Comitato per i farmaci di base dell’OMS - è medico, farmacologo e farmaco-epidemiologo clinico, con una vasta esperienza in materia di evidence-based medicine, valutazione dei farmaci e sviluppo di linee guida.
Sono come i semi di piante che messi nel terreno giusto possono far germogliare - a distanza di anni - un esemplare della specie da cui provengono. Ma in realtà sono come mine inesplose: cellule dormienti, in stato di quiesciqenza ma dotate di maggiore potenziale cancerogeno (o staminalità tumorale) e di un’aumentata resistenza alle terapie che possono risvegliarsi egenerare un tumore a distanza di anni.
A scoprire l'esistenza nei tumori del colon di una piccola popolazione di cellule in stato di “dormienza” o “quiescenza”ultraresistenti alle terapie è stato un team di ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità coordinato dalla dottoressa Ann Zeuner, del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare: i risultati della ricerca sono stati pubblicati oggi sulla rivista Journal of Experimental and Clinical Cancer Research.
I risultati dello studio - reso possibile grazie al sostegno di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro - aggiungono un importante tassello alle conoscenze sulla chemioresistenza e sulle cellule staminali tumorali, che rappresentano un bersaglio cruciale nella lotta ai tumori: "Le cellule tumorali quiescenti possono rimanere inattive a lungo e resistere a condizioni ambientali avverse per poi risvegliarsi e rigenerare un tumore a distanza di molti anni – dice Ann Zeuner, coordinatrice dello studio - Per questo è molto importante studiarle e capire i loro punti deboli, in modo da eliminarle mentre si trovano nello stato dormiente o almeno impedire loro di risvegliarsi.”
Identificare le cellule dormienti e i loro meccanismi di sopravvivenza è un passo importante per sviluppare terapie più efficaci per il tumore del colon-retto, che colpisce circa cinquantamila italiani ogni anno (un uomo su 13 e una donna su 21, dati AIRTUM) e rappresenta uno dei big killer insieme ai tumori del polmone e della mammella
Alo studio della dott.ssa Zeuner hanno contribuito le ricercatrici Federica Francescangeli, Maria Laura De Angelis e Marta Baiocchi e i collaboratori Prof. Vito D’Andrea e Filippo La Torre (Università La Sapienza) e Ruggero De Maria (Università Cattolica del Sacro Cuore).
"Siamo di fronte ad un punto di partenza che segna un’inversione di tendenza e che va letto in modo inequivocabile come un rilancio della sanita pubblica e del diritto alla salute definito in modo puntuale dalla Costituzione. Un risultato che dobbiamo anche all’impegno del Governo ed in particolare del Ministro della Salute, Roberto Speranza, del Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e del Ministro dell’Università, Lorenzo Fioramonti”.
Il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, commenta così, in una nota, l'esito della Conferenza delle Regioni che oggi ha dato il via libera al nuovo Patto per la Salute 2019-2021. “Oggi è una giornata importante per tutti coloro che hanno davvero a cuore il futuro della sanità pubblica - scrive. - Con la firma del nuovo Patto per la Salute 2019-21, infatti, finisce una stagione di tagli. Il Patto sancisce il notevole incremento delle risorse destinate alla sanità: 114.474.000.000 euro per l'anno 2019, 116.474.000.000 euro per l'anno 2020 e in 117.974.000.000 euro per l'anno 2021. A tutto ciò va aggiunto quanto previsto dalla Legge di Bilancio con un incremento, dopo i 4 miliardi già previsti per il 2019, di 2 miliardi per gli investimenti per l’edilizia sanitaria e l’aumento di 1,5 miliardi di quelli per l’ammodernamento tecnologico.
"il testo - prosegue Bonaccini - recepisce gran parte delle richieste avanzate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ed in particolare voglio citare i più importanti risultati raggiunti:
"Insomma – conclude Bonaccini - abbiamo scritto con il Governo, e le Regioni hanno dato un contributo di idee e proposte determinante, un Patto che contiene diverse “leve”, alcune molto innovative, per migliorare il servizio sanitario".
«La legge di bilancio esce dal Senato con un “paniere” molto ricco, sempre che oggi governo e regioni riescano a scrivere la parola fine alla saga infinita del Patto per la salute, sbloccando l’incremento di € 3,5 miliardi del fabbisogno sanitario nazionale. Va in soffitta il superticket, arrivano € 2 miliardi in 11 anni per ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico, € 879 milioni in 4 anni per disabilità e non autosufficienza e € 157 milioni per oltre 1.200 contratti di formazione specialistica. Ma rimangono nel dimenticatoio sia le risorse vincolate per rinnovi contrattuali e sblocco dei nuovi Lea, sia la definizione del fabbisogno sanitario nazionale per il 2022». Con queste riflessioni, dopo il via libera di Palazzo Madama, la Fondazione GIMBE, propone la propria analisi delle misure sanitarie e socio-sanitarie contenute nella Legge di Bilancio 2020, che difficilmente potrà subire ulteriori modifiche prima del voto finale.
Di seguito il prospetto delle cifre destinate alla sanità sino a fine legislatura nel tentativo di fare chiarezza – spiega in presidente, Nino Cartabellotta – perché «le dichiarazioni informali che si rincorrono su stampa, TV e social media riportano dati parziali e incompleti e si prestano a strumentalizzazioni politiche».
LEGGE DI BILANCIO 2020 |
MILIONI DI EURO |
||||
Stanziati |
2020 |
2021 |
2022 |
2023 |
|
Aumento del fabbisogno sanitario nazionale standard1 |
3.500 |
2.000 |
1.500 |
- |
|
Abolizione del superticket |
1.847 |
1852 |
554 |
554 |
554 |
Edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico |
2.0003 |
- |
- |
100 |
100 |
Fondo per la disabilità e la non autosufficienza |
829 |
29 |
200 |
300 |
300 |
Fondo per la non autosufficienza |
504 |
50 |
- |
- |
- |
Contratti di formazione specialistica (c. 271) |
79,95 |
5,4 |
10,9 |
16,5 |
22,1 |
Ulteriori contratti di formazione specialistica (c. 859) |
102 |
25 |
25 |
26 |
26 |
Assunzioni di medici INPS |
21,6 |
- |
7,2 |
7,2 |
7,2 |
Sperimentazione della farmacia dei servizi |
50,6 |
- |
25,3 |
25,3 |
- |
Altre misure |
33 |
- |
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1 Risorse assegnate dalla Legge di Bilancio 2019 e subordinate alla stipula del Patto per la Salute entro il 31/12/2019 2 L’importo incrementa il fabbisogno sanitario nazionale standard; nel 2020 agli € 185 milioni si aggiungono € 40 milioni del fondo per il superamento del superticket, assegnati dalla Legge di Bilancio 2018 3 Modalità di ripartizione: € 100 milioni per il 2022 e 2023 e € 200 milioni/anno dal 2024 al 2032 4 L’importo incrementa i € 571 milioni del fondo per la non autosufficienza (L. 296/2006) 5 L’importo include i € 25 milioni stanziati per il 2024 |
«Pur riconoscendo a Governo e Parlamento un grande impegno per rifinanziare la sanità pubblica – conclude Cartabellotta – le nostre analisi permettono di rivalutare, numeri alla mano, le recenti dichiarazioni del Premier Conte che ha espresso il desiderio di “sforare o sfiorare i 10 miliardi di investimenti sulla salute entro la fine della legislatura”. Infatti, se apparentemente le risorse assegnate dalla Legge di Bilancio 2020 ammontano ad oltre € 8,5 miliardi, bisogna anzitutto ricordare che i € 3,5 miliardi di incremento del FSN, già stanziati dal precedente Esecutivo, non sono formalmente inclusi nella Manovra. In secondo luogo, dei € 2 miliardi per il programma di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico solo € 200 milioni saranno esigibili entro il 2023. Infine, mancano all’appello sia il FSN per il 2022, sia le risorse vincolate ai rinnovi contrattuali, al piano straordinario delle assunzioni per il personale e allo sblocco dei nuovi LEA, pilastri portanti per garantire quell’universalismo tanto caro al Ministro Speranza».
I primi nove mesi del 2019 confermano il trend di decrescita dei consumi in farmacia registrato nei primi mesi dell’anno: da gennaio a settembre la spesa farmaceutica complessiva nel canale farmacia è ammontata ad un totale di 7,8 miliardi di euro per 1,4 milioni di confezioni vendute. I farmaci equivalenti hanno assorbito il 22% del mercato a volumi e il 14% a valori, con un aumento dell’1,8% rispetto a gennaio-settembre 2018.
Performance decisamente di maggior rilievo sull’altro ramo del pianeta off patent, quello dei biosimilari: nei primi nove mesi dell’anno hanno registrato una crescita dei consumi del 109,2% rispetto allo stesso periodo del 2018.
L’istantanea aggiornata dei trend del mercato farmaceutico of patent riferito ad equivalenti e biosimilari è contenuta nell’ultimo report realizzato dall’Ufficio studi Assogenerici su dati IQVIA.
Per quanto riguarda in particolare i biosimilari, dall'analisi emerge che i 29 prodotti corrispondenti ai 13 molecole biologiche a brevetto scaduto (Enoxaparina, Epoetine, Etanercept, Filgrastim, Follitropina alfa, Infliximab, Insulina glargine, Rituximab, Somatropina, Insulina Lispo, Trastuzumab e Adalimumab e Pegfilgrastim biosimilari) hanno assorbito il 28% dei consumi nazionali a volumi (17% il dato consolidato 2018) contro il 72% detenuto dai corrispondenti originator, con una crescita del 109,2% rispetto ai primi nove mesi del 2018, al netto dei nuovi principi attivi biosimilari lanciati a partire da settembre 2018.
In quattro casi i biosimilari hanno quasi completamente saturato il mercato di riferimento sostituendosi al biologico originatore: Filgrastim (95,89% del mercato a volumi e (92,91% a valori); Epoetine (84,27% a volumi; (73,45% a valori); Infliximab (83,43 a volumi e 69,63% a valori) e Rituximab (84,79% a volumi e 59,70% a valori).
Registrano crescite di rilievo anche le molecole di più recente registrazione come adalimumab o trastuzumab, fino ad arrivare al neonato pegfilgrastim biosimilare, in commercio da febbraio e capace di conquistarsi, in soli 7 mesi, il 18,36% del mercato a volumi (10,65% a valori).
Ampiamente diversificato e comunque generalmente in crescita il quadro dei consumi a livello regionale: a registrare il maggior consumo di biosimilari per tutte le molecole in commercio sono la Valle d’Aosta e il Piemonte con una incidenza dei biosimilari del 61,73% sul mercato complessivo di riferimento. Seguono Marche (45,23%), Toscana (45,19%) e Emilia Romagna (44,70%). All’estremo opposto, il minor grado di penetrazione dei biosimilari si registra in Umbria (8,95%), Calabria (12,35%) e Puglia (12,36%)
I primi nove mesi del 2019 confermano il trend di decrescita dei consumi in farmacia registrato nei primi mesi dell’anno: da gennaio a settembre la spesa farmaceutica complessiva nel canale farmacia è ammontata ad un totale di 7,8 miliardi di euro per 1,4 milioni di confezioni vendute. I farmaci equivalenti hanno assorbito il 22% del mercato a volumi e il 14% a valori.
Per quanto riguarda i consumi rimborsati, le confezioni dispensate a carico del SSN sono diminuite dello 0,6% rispetto ai primi 9 mesi del 2018. A perdere terreno sono stati i prodotti coperti da brevetto (- 5,2% a unità rispetto allo stesso periodo del 2018) mentre cresce, lentamente, il segmento dei farmaci equivalenti (generici puri), con un aumento dell’1,8% rispetto a gennaio-settembre 2018. Sul fronte della spesa rimborsata - sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo del 2018 - i prodotti sotto brevetto hanno registrato una flessione del 6,5%, mentre gli equivalenti hanno quotato una crescita del 7,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Performance decisamente di maggior rilievo sull’altro ramo del pianeta off patent, quello dei biosimilari: nei primi nove mesi dell’anno hanno registrato una crescita dei consumi del 109,2% rispetto allo stesso periodo del 2018.
L’istantanea aggiornata dei trend del mercato farmaceutico of patent riferito ad equivalenti e biosimilari è contenuta nell’ultimo report realizzato dall’Ufficio studi Assogenerici su dati IQVIA.
Equivalenti: mercato tutto in classe A, con un differenziale da 829 milioni (a carico dei cittadini)
Entrando nel dettaglio, il giro d’affari degli equivalenti risulta focalizzato in classe A, dove si concentra l’89% delle confezioni vendute (su un totale di 309 milioni) e l’82% del fatturato realizzato (su un totale di 1,1 miliardo), mentre resta decisamente più contenuta l’incidenza dei prodotti in classe C (10% a volumi; 17% a valori) e nell’area dell’automedicazione (1% sia a volumi che a valori).
Complessivamente nel canale farmacia a giocare la parte del leone sono i prodotti fuori brevetto che assorbono il 74% delle confezioni vendute nel canale, senza distinzione di classe (61% a valori), ma con una netta predominanza dei brand a brevetto scaduto, che quotano il 70% a volumi e il 76% a valori del relativo mercato fuori brevetto.
Per quanto riguarda l’analisi dei consumi per area geografica, nei primi nove mesi del 2019 il consumo degli equivalenti di classe A è risultato concentrato come sempre al Nord (37,3% a unità; 29,1% a valori), che distanzia decisamente il Centro (27,9%; 22,5%) che il Sud Italia (22,4%; 18,1%), a fronte di una media Italia del 30,2% a volumi e del 24,1% a valori. A separare Nord da Sud sono ancora 14,9 punti percentuali a unità e 11 punti percentuali a valori.
In particolare, a guidare la classifica dei consumi di equivalenti è la Provincia Autonoma di Trento (43% sul totale delle unità rimborsate SSN a fronte di una incidenza degli off patent sul totale dell’84,2%), seguita da Lombardia (39,3% sull’81,6% di off patent), Friuli Venezia Giulia (37,2% sull’83% di off patent) ed Emilia Romagna (37% sull’84% di off patent). Ultima in classifica la Calabria (20,6% di equivalenti sull’83,4% di off patent rimborsati SSN nei primi 9 mesi del 2019). Poco sopra Basilicata, Campania e Sicilia.
Ammonta infine a 829,3 milioni di euro il totale del differenziale di prezzo pagato di tasca propria dai cittadini nei primi nove mesi del 2019 per ottenere il branded a brevetto scaduto invece del generico.
Il mercato ospedaliero
Equivalenti in crescita, infine, nel mercato ospedaliero in classe A e H, con i volumi che si attestano nei primi nove mesi dell’anno al 29,5% del totale e valori ex factory che si attestano al 6,7%: un dato tuttavia “teorico” che realisticamente corrisponde al 2,4% in valori al prezzo medio delle forniture ospedaliere, notoriamente effettuate solo per bandi di gara.
Anche nel mercato ospedaliero dominano i medicinali senza brevetto, che assorbono complessivamente il 67,7% a volumi e uno striminzito 8,4% a valori, mentre i farmaci in esclusiva (protetti da brevetto o privi di generico corrispondente), assorbono il 32,3% a unità e il 91,6% a valori (prezzo medio).
Biosimilari: consumi in crescita del 109,2% in nove mesi
I primi nove mesi del 2019 hanno visto proseguire l’avanzata di successo dei biosimilari sul mercato nazionale: i 29 prodotti corrispondenti ai 13 molecole biologiche a brevetto scaduto (Enoxaparina, Epoetine, Etanercept, Filgrastim, Follitropina alfa, Infliximab, Insulina glargine, Rituximab, Somatropina, Insulina Lispo, Trastuzumab e Adalimumab e Pegfilgrastim biosimilari) hanno assorbito il 28% dei consumi nazionali a volumi (17% il dato consolidato 2018) contro il 72% detenuto dai corrispondenti originator, con una crescita del 109,2% rispetto ai primi nove mesi del 2018, al netto dei nuovi principi attivi biosimilari lanciati a partire da settembre 2018.
In quattro casi i biosimilari hanno quasi completamente saturato il mercato di riferimento sostituendosi al biologico originatore: Filgrastim (95,89% del mercato a volumi e (92,91% a valori); Epoetine (84,27% a volumi; (73,45% a valori); Infliximab (83,43 a volumi e 69,63% a valori) e Rituximab (84,79% a volumi e 59,70% a valori).
Registrano crescite di rilievo anche le molecole di più recente registrazione come adalimumab o trastuzumab, fino ad arrivare al neonato pegfilgrastim biosimilare, in commercio da febbraio e capace di conquistarsi, in soli 7 mesi, il 18,36% del mercato a volumi (10,65% a valori).
Ampiamente diversificato e comunque generalmente in crescita il quadro dei consumi a livello regionale: a registrare il maggior consumo di biosimilari per tutte le molecole in commercio sono la Valle d’Aosta e il Piemonte con una incidenza dei biosimilari del 61,73% sul mercato complessivo di riferimento. Seguono Marche (45,23%), Toscana (45,19%) e Emilia Romagna (44,70%). All’estremo opposto, il minor grado di penetrazione dei biosimilari si registra in Umbria (8,95%), Calabria (12,35%) e Puglia (12,36%)
Sceglie la veste dell'Accordo quadro multi-aggiudicatario, a condizioni tutte fissate, senza rilancio competitivo - in osservanza di quanto prescritto dalla Legge di Stabilità 2017 - il nuovo bando per la fornitura di farmaci biologici pubblicato da Consip il 28 novembre. In gara 13 lotti merceologici, che valgomo oltre 130 milioni di euro e che comprendono i seguenti principi attivi: Adalimumab, Enoxaparina sodica, Epoetina, Etanercept, Filgrastim, Follitropina alfa, Infliximab, Insulina glargine, Insulina lispro, Pegfilgrastim, Rituximab, Teriparatide, Trastuzumab.
L’iniziativa si affianca alle procedure regionali già attive, per garantire a tutte le amministrazioni sanitarie la possibilità di acquistare farmaci per la tutela della salute dei propri pazienti: le amministrazioni per le quali non sussistono gare regionali attive avranno infatti così a disposizione un unico canale di acquisto per soddisfare le proprie esigenze, favorendo il contenimento dei costi di processo legati alla necessità di gestire una pluralità di negoziazioni dirette, la riduzione dei tempi per la conclusione dei contratti e l’applicazione di livelli di servizio, condizioni e modalità di acquisto trasparenti e uniformi.
Le acquisizioni potranno aver luogo una volta stipulato l’Accordo quadro con i fornitori aggiudicatari, attraverso ordini diretti, secondo il principio della scelta clinica e nel rispetto della continuità terapeutica. Tra i principali elementi innovativi, rispetto alla prima edizione dell’Accordo Quadro, l’aumento del numero di principi attivi disponibili e la riduzione degli oneri di partecipazione per le aziende. L’iniziativa - e i contratti di conseguenza stipulati - avrà una durata di 12 mesi. Il termine per la presentazione delle offerte da parte delle imprese è fissato alle ore 16 del 20 gennaio 2020.
L’equivalenza terapeutica tra generici e originator, relativamente a numerose patologie croniche - specie in ambito cardiovascolare - è ampiamente dimostrata da numerosi studi. Ma qual è esattamente l’atteggiamento prescrittivo dei Medici di Medicina generale? E soprattutto, qual è la tendenza dello switching prescrittivo tra farmaco equivalente e brand e viceversa?
Ad indagare su questo territorio finora inesplorato è stato lo Studio EQUIPE - realizzato d’accordo con Assogenerici dall’Istituto di ricerca della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), utilizzando il database Health Search (HSD) - che ha analizzato il profilo di prescrizione dei farmaci equivalenti in medicina generale relativamente ai contesti clinici di ipertensione arteriosa, malattie ischemiche cerebro/cardiovascolari e depressione.
Lo studio - presentato nell’ambito del 36° Congresso Nazionale SIMG “Progetti e Strumenti per la Medicina Generale del Futuro”, in corso fino a sabato 30 novembre presso la Fortezza da Basso a Firenze - ha valutato i pattern di utilizzo (prevalenza ed incidenza d’uso) dei farmaci equivalenti in Medicina generale nel decennio 2008-2018 , quantificando anche il grado di switching, in funzione dell’indicazione terapeutica, tra farmaco equivalente e brand e tra il farmaco brand e l’equivalente per quanto concerne l’ipertensione arteriosa, le malattie ischemiche cerebro/cardiovascolari e la depressione.
L’analisi è stata realizzata sul database contenente le informazioni cliniche relative ad oltre 1 milione e mezzo di assistiti (Health Search Database- HSD) fornite da 800 medici di medicina generale - selezionati su tutto il territorio nazionale in base alla numerosità dell’area geografica di riferimento (Nord-est, Nord-ovest, Centro, Sud, Isole) - che registrano quotidianamente le informazioni relative alla pratica professionale quotidiana, codificando anche le prescrizioni farmaceutiche.
«Dallo studio emerge in modo chiaro che l’aumento della prescrizione del generico nel tempo è giustificata dai nuovi utilizzatori. Ovvero, sono i pazienti che iniziano per la prima volta il trattamento con uno dei farmaci equivalenti appartenenti ad una delle categorie terapeutiche analizzate a giustificare l’aumento del volume di prescrizione registrato - ha spiegato Francesco Lapi, Direttore della Ricerca di Health Search. - Viceversa lo switch da brand a generico ha un ruolo marginale rispetto a quello dei primi trattamenti».
Proprio sullo switch emergono però aspetti particolari: lo studio documenta infatti uno switching prescrittivo leggermente superiore da generico a brand.
«Il fenomeno riguarda in particolare quelle categorie di farmaci rispetto alle quali può esserci una percezione maggiormente rilevante degli aspetti di sicurezza della terapia, sia da parte del medico che da parte del paziente - ha commentato Claudio Cricelli, Presidente Simg. - Il fenomeno, infatti, si verifica soprattutto per i diuretici o per l’aspirina a basse dosi: trattamenti notoriamente soggetti a più effetti collaterali di varia intensità che - a fronte della percezione individuale degli stessi da parte del paziente - possono portare ad una modifica del comportamento prescrittivo del medico». «Riassumendo - ha proseguito Cricelli - è sempre più in crescita la popolazione che utilizza in prima battuta l’equivalente in quanto farmaco prescritto dal medico. Il fenomeno del cambiamento di prescrizione da generico a brand avviene invece solo per categorie di prodotti che, pur essendo di uso consolidato nella clinica, presentano profili di scarsa maneggevolezza. E si tratta comunque di fenomeni la cui incidenza è andata diminuendo e che riguardano una popolazione sempre più ridotta, in particolare nel primo anno di trattamento».
«Sia tra gli operatori sanitari che tra i pazienti esiste ancora una percentuale non trascurabile di popolazione che esprime una diffidenza verso gli equivalenti - ha commentato Enrique Häusermann, presidente Assogenerici. - I risultati preliminari di questa ricerca sono però incoraggianti sia sul fronte dell’avvio delle terapie direttamente con farmaci equivalenti sia su quello dell’individuazione delle aree dove tali diffidenze persistono per la scarsa maneggevolezza dei principi attivi analizzati. Ed è proprio in queste aree che il MMG può giocare un ruolo determinante nell’aderenza alla terapia». «È dunque evidente che un’adeguata conoscenza di come in oltre 10 anni sia mutato il profilo prescrittivo della Medicina generale è indispensabile per rinsaldare il rapporto di fiducia tra chi ha bisogno di salute (pazienti) e chi ha le conoscenze scientifiche per dare risposte al bisogno (medici) - ha concluso Häusermann. - Per questo siamo felici di sostenere lo sforzo della SIMG nella ricerca e approfondimento di aspetti fondamentali per l’appropriatezza prescrittiva e quindi la sostenibilità del SSN».
«Numerosi fattori influenzano la decisione di prescrivere un farmaco e la scelta del paziente di preferire un prodotto generico rispetto ad una referenza brand: i fattori culturali, l’informazione sulle modalità di produzione e registrazione, la capillarità e la continuità di distribuzione dei prodotti - ha tirato le somme Cricelli -. Sono tutti elementi che garantiscono la chiarezza di informazione capace di aumentare la consapevolezza decisionale del paziente e nel tempo stanno mutando, consolidando la fiducia dei medici e dei consumatori nei confronti dei prodotti generici».